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I libri di Naguib Mahfouz: come viaggiare low cost in Egitto

Naguib Mahhfouz aprile 1990

Naguib Mahfouz è una delle grandi pietre miliari della letteratura araba contemporanea, primo e finora unico scrittore arabo ad aver vinto un premio Nobel per la letteratura (nel 1988). Diciamolo schiettamente, con questa premessa non si pensa ad una lettura leggera e frizzante da leggere sotto l’ombrellone, o visto il periodo dell’anno, sulle piste da sci.

Non vi sbagliate e sicuramente gli aggettivi che affiancherei al suo nome sono ben altri: interessante, accattivante e magnetico per esempio.

Lo scrittore egiziano nato al Cairo nel 1911 nel quartiere Gamaliyyah e morto nel 2006 riesce ad accompagnare i suoi lettori per mano nelle strade della capitale egiziana.

È stato bello ritrovare quello che pensavo leggendo i libri dell’autore egiziano nelle parole di Maryanne Stroud Gabbani, scrittrice, lettrice, e blogger di Living in Egypt:

“Quando ho chiesto a mio marito delle enormi differenze della società egiziana, lui mi ha detto che è come se l’Egitto non fosse un unico Paese ma circa una dozzina di Paesi diversi che vivono nello stesso posto. Mahfouz era il passaporto per qualcuno di questi altri Egitti”

Per me che non sono mai stata in Egitto, immergermi nelle pagine di quei libri è stato come fare un viaggio… a costo decisamente ridotto!

Se devo dirla tutta è stato anche meglio di fare un viaggio reale, perché quella che viene descritta è un’ipotetica, ma verosimile, vita quotidiana, quella della gente comune a cui io, straniera occidentale, difficilmente avrei avuto accesso se mi fossi recata sul poso fisicamente.

Una società con caratteristiche base che sembrano non mutare nel tempo né a seconda del romanzo. Che si parli di quella medio bassa di “Vicolo del Mortaio” o di quella invece più agiata e immaginifica di “Notti delle mille e una notte” i ruoli e le peculiarità rimangono le stesse: un caffè di ritrovo per gli uomini, uno shaikh, personaggi caratterizzati dalla professione e dalla parentela e descrizione minuziosa degli ambienti.

Non si tratta, quindi, del solito viaggio di immaginazione che i libri ci permettono di compiere, no. Io intendo che ho letteralmente avuto la sensazione di camminare per i vicoli, di bere un tè ai tavoli del caffè, ho sentito l’odore dolciastro del narghilé impregnarmi il naso e gli schiamazzi dei bambini nelle orecchie.

L’autore, drammaturgo e scenografo si è lasciato alle spalle una produzione immensa che spazia da romanzi, a raccolte di novelle e sceneggiati per cinema ed è difficile definire tutti i suoi scritti in poche righe.

Vi parlerò, dunque, di un libricino che mi è capitato di leggere da poco e che mi ha veramente colpito. Si tratta di “Canto di Nozze” tradotto da Valentina Colombo, edito da Feltrinelli nel 2003, ma pubblicato in Egitto nel 1984 con titolo originale “Afrah al-Qubba”. Parla della vita delle persone che ruotano intorno a un teatro e alla produzione e realizzazione di uno spettacolo in particolare. Gli stessi avvenimenti sono presentati dal punto di vista di quattro personaggi, ad ognuno dei quali è dedicato un intero capitolo. Pian piano scopriamo sempre più dettagli, ma è solo con l’ultimo capitolo che conosciamo finalmente la verità. Affascinante e per niente scontato, pur essendo legato alla realtà cairota presenta i drammi umani nella loro universalità.

In onore di Naguib Mahfouz, l’American University in Cairo Press ha istituito la Medaglia della Letteratura, che a partire dal 1996 è stata assegnata da un comitato al miglior romanzo scritto in arabo e non ancora tradotto in inglese. Il premio, oltre al riconoscimento e una medaglia in argento, prevede una somma di denaro e la traduzione in inglese con relativa pubblicazione. La decisione viene sempre annunciata il giorno del compleanno dell’autore, l’11 dicembre. Quest’anno, per quello che sarebbe stato il suo 103° compleanno, il premio è stato assegnato al sudanese Hammor Ziada per il romanzo “Shuq al-Ddarwish” (Il desiderio del derviscio).

Insomma, questo genio della letteratura non ci ha lasciato solo i suoi scritti, ma anche l’immensa opportunità di godere di altre opere che altrimenti sarebbero precluse ai lettori che non conoscono l’arabo.

Non mi resta che augurarvi buona lettura e buon viaggio!