Libia Politica Zoom

Libia: la soluzione alla crisi impantanata in un limbo senza fine

libia

Di Samir at-Tanir. As-safir (17/09/2016). Traduzione e sintesi di Raffaele Massara.

Alcuni analisti sostengono che uno dei punti deboli dell’amministrazione Obama, in materia di affari esteri, sia stata la mancanza di lungimiranza dopo l’intervento aereo in Libia. L’opposizione ha potuto sovvertire il regime di Gheddafi grazie agli intensi bombardamenti occidentali, ma lo stesso Occidente ha poi abbandonato il paese durante fase di transizione verso la democrazia. Nel 2014,  le cose sono però precipitate rapidamente in una intricata guerra civile. Adesso il paese si trova diviso in una sezione occidentale ed una orientale (entrambe col proprio governo) in cui si inseriscono i jihadisti divisi in tre fazioni.

Attualmente in Libia, le forze statunitensi, britanniche, francesi ed italiane combattono contro il sedicente Stato Islamico per la conquista della città di Sirte. Si sostengono a vicenda con il governo del “compromesso”, con capitale a Tripoli guidato da Fayez al-Sarraj, al quale però risulta difficile controllare ed unificare le numerose milizie presenti sul territorio. Ci riesce a malapena nell’ovest del paese, mentre l’est è perlopiù in mano alle milizie del generale Khalifa Ḥaftar, che non riconosce il governo di Tripoli.

Dopo due mesi di scontri, a Sirte rimangono solo poche centinaia di jihadisti. Le forze di Misurata, maggiori attori della battaglia contro Daesh (ISIS), annunciano che, alla caduta di questi, si ritireranno dalla città, ma su ciò permangono alcuni dubbi. Le stesse forze di Misurata non hanno alcuna intenzione di dare spazio ad Ḥaftar in un futuro scenario di pace.

Quando si parlò di un intervento francese sul territorio, vi furono varie proteste nel paese, idem quando se ne ipotizzò uno, solo aereo, americano. Adesso il malcontento si concentra nei confronti del governo di Sarraj, accusato di non aver saputo mandare avanti le istituzioni dello Stato né di aver dato un forte impulso all’economia. I suoi detrattori lo ritengono un mero fantoccio nelle mani dell’Occidente.

Occidente che sembra poi fomentare ulteriori divisioni in Libia, dopo aver aiutato il governo tripolitano il quale ha promesso alle compagnie petrolifere estere la stesura di nuovi contratti. Sta di fatto che la Libia si trova nella bancarotta più totale. Le esportazioni di greggio sono precipitate a trecentomila barili annui, quando prima del 2011 le quantità annuali si aggiravano attorno ai seicentomila. Ibrahim Jizan, direttore della compagnia petrolifera nazionale (National Oil Company – NOC) che controlla i porti di Ras Lanuf, Sidra e Zituna, anela a raggiungere i novecentomila barili entro la fine dell’anno, malgrado i diversi danni subiti. Restano però un’incognita le aspirazioni di Haftar e delle milizie che controllano la strategica città di Zintan, i quali in qualsiasi momento potrebbero bloccare gli oleodotti che portano il greggio a questi porti.

Può essere forse un modello di Stato federale, che permetta a tutte le aree una più equa ripartizione dei profitti del petrolio, la soluzione alla situazione libica? O forse questa soluzione è ancora nel limbo più profondo?

Samir at-Tanir è un accademico e ricercatore libanese, esperto di politica estera araba e americana.

Vai all’originale

I punti di vista e le opinioni espressi in questa pubblicazione sono di esclusiva responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente il punto di vista di Arabpress.eu

About the author

Redazione

Arabpress dal 2011 si dedica al mondo arabo e islamico fuori e dentro l'Italia. Uno strumento utile per chiunque voglia tenersi aggiornato su quello che succede quotidianamente nell’area mediterranea e medio orientale attraverso notizie, approfondimenti e articoli di giornalisti e esperti nel settore, oltre a traduzioni dalla stampa ufficiale internazionale.

Add Comment

Click here to post a comment