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Libano: tra rifiuti urbani e del governo

Libano proteste

Di Maryam Mashtawi. Elaph (23/08/2015). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

In Libano il cosiddetto “governo dei rifiuti” continua ad ignorare la campagna indetta dai cittadini che porta lo slogan “You Stink”, e che risuona in piazza Riyadh al-Sulh. Le autorità fanno orecchie da mercante dinanzi alle richieste del popolo per la caduta del governo e del Consiglio dei Deputati, con la nomina di un nuovo presidente, insieme alla richiesta di ripulire le strade dall’immondizia accumulatasi.

Tuttavia, l’attuale capo del governo, Tammam Salam, ha dichiarato che tale campagna non rispecchia il popolo libanese, benché consapevole che la crisi in corso è in realtà una crisi politica. Quindi, anziché rispondere alle voci del popolo e trovare soluzioni immediate per una situazione non più accettabile, il governo risponde con indifferenza.

Sembra che la corruzione politica che si riflette nel settarismo e nella divisione interna, abbia distolto i suoi leader dal compito di servire la nazione fino all’accumulo di rifiuti per le vie di Beirut, tanto da trasformare la città in una montagna di spazzatura. E questo è conseguenza, in gran parte, dell’interesse da parte delle autorità per affari esteri e non interni e nazionali.

“No al terrorismo del potere corrotto”: ecco lo slogan del prossimo sit-in a cui parteciperanno tutti coloro vittime della violenza e del terrorismo di un’autorità corrotta. Una violenza da parte delle forze al potere definita in termini classici proprio dal capo del governo come un “abuso di potere”.

È risaputo che il problema principale del Paese dei Cedri risiede in quel settarismo che ha condotto il governo verso uno stadio di debolezza, soffocamento e morte immediata. L’unica soluzione possibile è una nazionale, che superi la fase di divisionismo fino a giungere ad un’unica fazione sotto l’egida internazionale, delle Nazioni Unite o libanese.

Dalla metà degli anni ’70 il governo in Libano si regge su un’ereditarietà familiare politica, che lascia il popolo nel dimenticatoio. Gli autori di guerre conservano la loro autorità senza essere processati per i propri crimini contro la nazione, il popolo, la natura e l’architettura.

Dall’accordo di Taif a oggi, il Paese appare paralizzato, immobile e storpio. I trafficanti di guerre e i rispettivi criminali continuano ad influenzare col loro ingegno, le loro menti e fabbricazioni psicologiche, da cui ne derivano conflitti e stragi, situazioni di soffocante e arretrato settarismo e vecchie eredità.

È giunto allora il momento per il popolo libanese di spazzar tutto nel pattume della storia per salvare se stessi e il cedro, sotto cui si riconoscono tutti i figli della nazione, e liberarsi tanto dell’immondizia che degli scarti del governo e della politica. In questo, bisogna però avanzare con calma per evitare di bruciare la nazione e il cedro stesso.

Maryam Mashtawi è una scrittrice e poetessa anglo-siro-libanese.

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