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Libano: il silenzio della “voce di chi non ha la voce”

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Beirut, una volta cuore dell’editoria e della letteratura araba, sembra assistere inerme di fronte all’impoverimento culturale che si sta concretizzando anche nella chiusura della rivista As-Safir

Di Amjad Nasser. Al-Araby al-Jadeed (12/12/2016). Traduzione e sintesi di Claudia Negrini.

La mattina che sono arrivato a Beirut sono andato a bere un caffè in centro. Ho chiesto un caffè alla libanese, quello che chiamano caffè turco nel resto del mondo e caffè cipriota a Cipro, così che le persone non debbano pronunciare il nome del “nemico” in quell’isola divisa. Il portagiornale era vicino a me. Mi ha sorpreso quanti pochi fossero e per la seconda volta, durante quest’anno, ho letto il necrologio giornalistico di As-Safir.

Per noi in Libano e i nostri vicini è stato sconvolgente leggere il primo necrologio di questa rivista prestigiosa, la cui storia professionale, culturale e politica era unica meno di un anno fa. Non c’era nessuno di quelli che conoscevano la rivista o che ci scrivevano sopra che non spendesse un po’ del suo inchiostro nel lodare As-Safir, che era stata loro fedele compagna per molto tempo. “La voce di chi non ha una voce”, come diceva il suo famoso slogan.

L’essenza della politica araba è cambiata molto da quando As-Safir era la voce di chi non aveva voce. La velocità del cambiamento è ulteriormente aumentata negli ultimi cinque anni. Forze sono entrate in gioco, altre sono crollate, altre ancora hanno diminuito la loro potenza. Centri sono stati marginalizzati e margini sono diventati centrali. Ciò a cui si credeva non si potesse rinunciare, è stato facilmente dismesso.

Sembra che sia successo questo anche a Beirut, scusate se lo dico. La sciatteria che ha permeato la città non si limita solo alle infrastrutture, ma si estende quasi a tutto. Dalla più alta carica governativa (il presidente della repubblica) alle strade della città piene di buche rattoppate. Una sorta di pesantezza permea i movimenti dei libanesi, che erano conosciuti per la loro leggerezza e la loro capacità di far fronte a qualsiasi circostanza.

Leggete i giornali ancora in vita. Guardate alle loro pagine misere, poco interessate al mondo. Se non siete interessati alla crisi in Libano, dove la mancata comprensione sull’assegnamento dei ruoli di governo ha fatto sì che questa crisi diventasse molto simile alla precedente crisi per l’elezione del presidente, allora non ci troverete molto altro che possa attirare la vostra attenzione. Non troverete quasi niente di quello che è successo nel mondo, neppure quello che circonda lo stesso Libano. Se proprio lo trovate sarà nascosto e le sue idee saranno discordanti da una pagina all’altra.

I marxisti erano convinti che le sovrastrutture si riflettessero sulle infrastrutture e nella loro. Io non ne sono convinto. In particolare per ciò che ne è stato di Beirut, la perla irraggiungibile degli arabi. Ditemi se mi sbaglio. Ditemi se la  strenua difesa  della divisione delle fazioni e la conversione dei signori della guerra in signori della “pace civile” non sono responsabili della dissoluzione della capitale degli scrittori arabi, asilo degli intellettuali arabi e laboratorio della letteratura e dell’arte moderna.

Questa non è la città che aveva una sola rivista, o due o tre che ribollivano dei cambiamenti letterari del mondo arabo e non è la città nei cui caffè vedevo i pionieri della poesia araba moderna e nomi prominenti del pensiero politico arabo. Non è più la tipografia del mondo arabo, questa descrizione non le si addice più. Questa città che ha contribuito allo sviluppo dell’arabo, facendolo diventare la lingua moderna del mondo arabo, pompando il sangue della vita di scrittori e lessicografi. Adesso la lingua araba agonizza insieme alle riviste, mentre tutti gli scrittori smettono di scrivere. Sarà difficile venire a Beirut e non trovare nel portagiornali dei caffè le pagine di As-Safir, la rivsita storica, non quella che rispecchia la realtà libanese oggi, con tutte le divisioni e l’isolamento che lo caratterizzano adesso.

Amjad Nasser è un poeta e scrittore giordano.

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