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Libano: la carica presidenziale fra le fazioni confessionali e le piazze

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Da ormai più di due anni il Libano non ha un capo di Stato

Di Talal Salman. As-Safir (10/10/2016). Traduzione e sintesi di Federico Seibusi.

In Libano, ogni elezione presidenziale pone il paese sull’orlo di una guerra civile. Le rivalità fra le maggiori personalità confessionali si infiammano, poiché ognuno pensa di essere il più idoneo per la carica presidenziale e la guida del paese.

Nel 1943 il candidato più forte alla presidenza era Emile Eddè. Ma con la Gran Bretagna arrivò Bishara al-Khuri, il quale ambiva al secondo mandato poiché l’opposizione lo destituì nel mezzo del suo secondo mandato nel 1952. Il Generale Fu’ad Shihab si rifiutò di assumere la carica e così Camille Chamoun arrivò alla presidenza. A quel tempo, ci furono severi cambiamenti che sconvolsero la regione e Shihab giunse alla presidenza della Repubblica con il supporto degli arabi e degli Stati Uniti per far terminare il clima di “ribellione”, rifiutando il prolungamento del mandato di Chamoun. Nel 1964 si volle eleggere il candidato più debole e fu eletto il presidente Charles Halou; fino al 1970, quando l’opposizione rifiutò la candidatura proposta dai maroniti e vi fu l’elezione di Suleiman Frangieh preferito dal druso Kamal Jumblatt.

Il conflitto per la presidenza non è sicuramente la causa diretta dello scoppio della guerra civile del 1976, ma le differenze politiche si erano acuite fino al punto di rottura, specialmente con l’impatto diretto della resistenza palestinese la cui leadership si era stabilita con i suoi combattenti in Libano. Così il presidente Elias Sarkis spese gli anni del suo mandato tentando di limitare le perdite prolungando una situazione impossibile da risolvere. In seguito vi fu l’invasione israeliana che ebbe come ricaduta politica l’elezione di Bashir Gemayel e quando fu ucciso, il fratello Amin Gemayel gli subemtrò nell’incarico.

Il mandato di Amin fu caratterizzato da numerosi disastri nazionali e al suo termine nominò ad interim il capo dell’esercito del momento, il Generale Michel Aoun, a capo di un governo di sei membri del consiglio militare. Ma i tre membri di fede islamica si opposero a questa decisione e il Libano vide la nascita di due Governi; quello legittimo, guidato dal presidente Salim Hoss e quello militare, composto dai tre membri cristiani sotto la guida del Generale Aoun. La situazione si infiammò rapidamente con lo scoppio della “Guerra di Liberazione” quando Aoun chiese l’espulsione dell’esercito siriano entrato in Libano sotto la guida delle Forza Araba di Dissuasione dal 1976 a seguito della decisione della Lega Araba. Inoltre, prima che la guerra di liberazione si concluse, scoppiò un conflitto interno fra Aoun e Samir Geagea a capo delle Forze Libanesi.

Alla fine del 1983 si tenne la Conferenza di Ginevra per la riconciliazione nazionale, poi una conferenza a Losanna nella primavera del 1984. Infine, nell’autunno del 1989, si svolsero gli Accordi di Ta’if in Arabia Saudita che permisero l’elezione di René Moawad alla presidenza, in seguito assassinato a Beirut il 22 novembre, giorno della festa d’Indipendenza. Di conseguenza, il parlamento tenne una sessione straordinaria nell’albergo Chtaura Park Hotel in cui fu eletto presidente il defunto Elias Hrawi.

In seguito la classe politica non fu più in grado di eleggere un nuovo presidente e così la soluzione fu di designare il Generale Èmile Lahoud, capo delle Forze armate. Con la conclusione del suo mandato la presidenza ha continuato a rimanere vacante fino a quando i diversi partiti politici si sono incontrati alla Conferenza di Doha nel maggio 2008, dove si accordarono sull’elezione del capo dell’esercito, il Generale Michel Suleiman, il cui mandato si è concluso senza che il parlamento è riuscito a eleggere un nuovo presidente.

Da quel momento la carica presidenziale del Libano è rimasta vacante a causa del mal funzionamento dovuto all’assenza stessa del presidente senza il quale non si può governare nel modo giusto. Inoltre, il vuoto di questa carica viene percepita dalla setta maronita come un’ingiustizia e un attacco alla sua dignità. Così, la competizione per la presidenza si infiamma nuovamente, specialmente con Saad Hariri, che dopo aver sostenuto Suleiman Frangieh, si è dichiarato favorevole per la nomina alla presidenza di Michel Aoun.

Lo scoppio delle rivalità supera qualsiasi blocco politico che si circonda di mistero poiché ognuno attende che l’altro scopra la sua posizione per decidere la propria. I sostenitori di Aoun sono gli unici che manifestano la loro posizione minacciando di scendere nelle piazze se non dovesse essere eletto presidente. Il Libano è caratterizzato da “piazze” politiche numerose. Da ciò, ne consegue che probabilmente, la presenza di una sola “piazza” politica non rappresenti la migliore urna elettorale per la nomina di un nuovo presidente della Repubblica.

Talal Salman è fondatore e direttore del giornale As-Safir.

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