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L’equazione africana

equazione africanaArticolo di Alessandra Cimarosti. Il dottor Kurt Krausmann, di ritorno da una giornata di lavoro, ritrova la moglie Jessica, morta nella vasca da bagno. Sgomento, orrore, panico, la donna che amava e che credeva apprezzasse la vita tanto quanto lui, aveva deciso di togliersela. Con quella immagine stampata nella propria mente, il dottore non riesce ad andare avanti, non riesce a reagire.

Spronato da un caro amico, decide di accompagnarlo nelle isole Comore, pensando che il mare, gli spazi, la visione di un nuovo mondo, possano aiutarlo a guarire.

Durante il viaggio però, nelle vicinanze della Somalia, la barca dei due viene assaltata da pirati (tema molto trattato dal giornalismo, specialmente in questi ultimi tempi), i quali li prendono in ostaggio per cercare di ottenere degli ingenti riscatti.

È a partire da questo momento che Kurt comincia a vivere, se in un primo momento in modo passivo, trascinato dal suo amico che cerca di farlo reagire, poi sempre più in modo reattivo, fino a che arriva a desiderare di esistere e resistere con tutte le sue forze, fino a che si aggrappa ad ogni brandello di vita, colpito dalla voglia di vivere degli africani, il “bastarsi a loro stessi”, che gli arriva come uno schiaffo in pieno volto. “Quando la morte cerca di usurpare anche l’ultimo recesso dell’animo, la vita è tenuta a reagire. Ne va della sua credibilità”. È per la credibilità stessa della vita che si deve reagire, per il miracolo che essa rappresenta ogni giorno, riflessione alla quale giunge però, dopo aver assaporato più volte il sapore amaro della morte.

Ed eccoci dinnanzi all’equazione africana. Equazione che chiaramente può essere estesa ad ogni continente. L’equazione significa questo: trovare i valori delle incognite al fine di risolvere l’equazione stessa. “Perché un cuore sia sempre all’altezza delle sfide, deve attingere la linfa della sopravvivenza dalle sconfitte”. È solo dal basso che ci si può rialzare.

Quindi, l’ultimo romanzo di Yasmina Khadra, grande scrittore algerino francofono, pubblicato da Marsilio Editori, si propone, come detto anche dall’autore stesso, come una cura per chi ha il male di vivere.

Lo stile unico e piacevole di Yasmina Khadra, il suo gusto raffinato nella scelta delle parole e nell’esposizione delle proprie idee, fanno sì che il libro scorra facilmente. Forse proprio perché definito come una pillola curatrice, il romanzo può deludere per le riflessioni quasi “banali” del protagonista Kurt. Sono però proprio queste riflessioni che spesso, in un momento di crisi, sfuggono alla mente umana.