Politica Siria Zoom

L’élite siriana di fronte alla prova più difficile

Bandiera siriana Siria

Di ‘Abd al-Basit Saida. Al-Hayat (13/09/2016). Traduzione e sintesi di Laura Formigari.

Dopo cinque anni di conflitto, la società siriana è arrivata al punto di convincersi che la separazione del territorio nazionale sia il male minore? I siriani sono così rassegnati da delegare la loro sorte ad altri? La divisione della Siria è solo una questione di tempo, nell’attesa di decisioni e accordi speciali dell’ultimo momento da parte delle autorità?

Malgrado la loro gravità e il loro peso, queste sono domande che devono assolutamente essere poste tenendo conto che, qualunque sia la natura delle soluzioni proposte per la Siria, saranno i siriani a comporre la sua futura struttura politica.

C’è chi parla di un progetto delle forze internazionali per dividere la Siria e altri paesi della regione, e questo potrebbe iniziare ad essere attuato nelle regioni in cui viene esercitata una forte influenza, mettendo in evidenza le parti che hanno interesse nella divisione, e dichiarando pubblicamente la necessità di legittimare la nuova realtà e di ristrutturare il sistema geo-demografico siriano per adattarlo alle nuove esigenze.

Ciò che suggerisce questo scenario sono le intese regionali e nazionali nella definizione di aree di influenza. La Russia e l’Iran hanno già espresso l’ultima parola su ciò che è conosciuta come “la Siria utile”, con Damasco, mentre gli Stati Uniti si sono concentrati sulla regione ad est dell’Eufrate, cosa che ha permesso alla Turchia di penetrare nella parte ad ovest del fiume. La parte meridionale, invece, è un punto morto e forse spetterà alla Giordania, attraverso i suoi alleati occidentali, un ruolo nel controllo di quella regione. Tuttavia questa soluzione non è una necessità del paese o una richiesta espressa dal popolo siriano.

La Siria si compone, geograficamente parlando, di una struttura socio-economica completa e possiede le basi per crescere e svilupparsi e l’élite siriana è ben consapevole del fatto che una divisione del paese porterebbe alla nascita di entità snaturate e subordinate. Ma se si insiste su questa soluzione, vuol dire che non abbiamo ancora chiara la situazione della Siria, non abbiamo studiato a fondo quali sono le esigenze che hanno radunato i giovani siriani nel quadro di una promettente rivoluzione civile, prima che venisse rubata. In questo contesto, l’élite è giunta a riconoscere che, dopo l’evacuazione di tutte le forze straniere, ciò che potrà garantire l’unità nazionale in tutte le sue componenti religiose, settarie, etniche e intellettuali, è la necessità di uno sviluppo condiviso. Possiamo salvarci se ci accordiamo tutti in termini di rottura con la tirannia, il terrorismo e l’estremismo in tutte le sue forme. Per compiere un tale passo, l’élite deve assumersi la responsabilità, con coraggio e fermezza, di impegnarsi in un dialogo con la società civile siriana, relazionandosi ad essa con una mentalità nazionale creativa alla ricerca di possibilità ampie, nell’interesse delle generazioni future.

Un dialogo siriano interno e approfondito non solo contribuirà ad avvicinare punti di vista diversi, ma potrebbe preparare il terreno a una fase futura che non saremmo in grado di affrontare senza un tessuto nazionale sano. L’élite siriana possiede ancora le possibilità e le energie per muoversi in questa direzione. In caso contrario, se la rassegnazione rimarrà il sentimento dominante e lo scetticismo l’unica visione vuol dire che staremo consegnando ad altri il nostro destino.

‘Abd al-Basit Saida è uno scrittore e politico siriano.

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