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L’Egitto flirta con il regime siriano

Egitto
Preso dai suoi problemi interni, l'Egitto si tiene lontano dalla crisi siriana, evitando di adottare una posizione chiara nei confronti del regime di Damasco

Di Abdulrahman al-Rashed. Asharq al-Awsat (28/09/2016). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukri ha di recente sottolineato le divergenze tra Cairo e Riyad in merito alla Siria. alcuni l’hanno vista come una mossa positiva nei confronti del regime di Damasco, ma di fatto non ha attirato molto l’attenzione dei paesi del Golfo, come molti pensavano avrebbe invece fatto.

In un momento in cui decine di aerei da combattimento russi e americani gareggiano nello spazio aereo siriano, e in cui migliaia di soldati e mercenari iraniani si trovano sul territorio, la posizione di Shoukri non aggiunge niente. L’Egitto ha scelto di tenersi lontano dalla crisi siriana sin dal suo inizio, perché occupato con la sua rivoluzione e le ripercussioni a livello interno.

Benché non sia d’accordo con la politica dei suoi alleati sulla Siria, il Cairo non si mette alla guida di un processo politico, non finanzia l’opposizione, né supporta il regime. Si limita a far entrare ogni tanto nel paese qualche figura dell’opposizione, a bloccarne l’ingresso di altre, adottando una retorica diplomatica e flessibile.

Negli ultimi cinque anni, l’Egitto è stato governato da tre diversi regimi. In questo periodo, ha dichiarato la sua neutralità diverse volte, spesso considerata una condizione di favore nei confronti di Damasco. Neutralità manifestata all’epoca della rivoluzione e del colpo militare, all’epoca della Fratellanza Musulmana e, ora, durante la presidenza Abdel Fattah El Sisi.

Tra queste, forse la posizione più pericolosa è stata quella adottata all’inizio del 2013, quando l’ex presidente Mohammed Morsi ricevette in visita il suo omologo iraniano dell’epoca, Mahmoud Ahmadinejad, il primo presidente a visitare il Cairo dopo la rivoluzione iraniana. I paesi del Golfo ignorarono la mossa, coscienti delle profonde radici alla base dei legami della Fratellanza con gli iraniani.

Morsi non ha ceduto alle pressioni di Arabia Saudita e Qatar e si è astenuto dal mettersi contro il regime di Damasco, alleato di Teheran, almeno fino al giugno 2013 – troppo tardi, visto che sarebbe stato deposto il mese dopo. Ad ogni modo, la posizione di Morsi era una caso senza precedenti, dal momento che la Fratellanza in Siria ha delle divergenze con l’Iran.

Hosni Mubarak è stato l’unico ad adottare una posizione solida e una politica ferrea contro i regimi di Damasco e Teheran per almeno 30 anni. Tuttavia, oggi sembra che il Cairo preferisca sminuire il suo ruolo regionale. La guerra civile in Libia ha minato fortemente la sicurezza in Egitto. Il Cairo avrebbe potuto considerare la partecipazione in una soluzione militare con il sostegno dell’autorità centrale. Questo avrebbe reso l’Egitto un attore cruciale nella regione e anche in termini di sicurezza europea. Tuttavia, è comprensibile il suo voler restare fuori dalle crisi dei vicini e concentrarsi sulla situazione domestica.

Abdulrahman al-Rashed è ex caporedattore del quotidiano Asharq al-Awsat e ex direttore generale di Al-Arabiya.

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