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L’economia dei tunnel

L'economia dei tunnelDi Ali Ibrahim. Asharq Al-Awsat (02/04/2013). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi

I tunnel sotterranei nel Sinai sono un luogo alquanto strano per scattare le foto di un matrimonio. Eppure è qui che il 21 marzo scorso una coppia formata da un’egiziana e un palestinese ha scelto di posare, mostrando come qualcosa di completamente contrario alla natura umana possa entrare a far parte della vita quotidiana.

La rete di tunnel sotterranei tra Egitto e Palestina è legata al controllo della Striscia di Gaza da parte di Hamas ma risale alla seconda Intifada, quando il movimento Fatah utilizzava passaggi segreti per fornire armi e derrate a fronte del blocco israeliano. Dopo la vittoria nel 2007, Hamas ha assunto il controllo dei tunnel ed ha iniziato una complessa opera di espansione della rete, che conta circa 1200 passaggi separati per il trasporto di ogni genere di beni, dal carburante agli animali.

Nel tempo i tunnel sono stati legittimati con norme e licenze. In uno studio pubblicato sul sito dell’Institute for Palestine Studies, lo scrittore Nicolas Pelham sostiene che l’economia di contrabbando a Gaza è ormai ufficiale, con una commissione apposita che sovrintende alla gestione dei tunnel in territorio palestinese – transazioni, merci, dazi. Con un valore stimato in un miliardo di dollari, il commercio segreto fa registrare un vero e proprio boom, al punto che il costo per scavare un nuovo tunnel può essere ammortizzato in un solo mese di attività.

Tra Egitto e Palestina si è creata una partnership economica unica nel suo genere. Dal punto di vista commerciale, i tunnel permettono il contrabbando di beni egiziani che non possono essere esportati perché sussidi pubblici, come prodotti petroliferi o alcuni alimenti. Allo stesso modo sono possibili anche altri traffici clandestini, come quello delle armi.

Oltre ad Hamas, i principali beneficiari di questo commercio sono un ristretto numero di famiglie da entrambi i lati del confine. Tuttavia, se sul fronte palestinese il fenomeno contribuisce a ridurre i prezzi delle materie prime e a fornire beni di prima necessità, su quello egiziano rappresenta un’emorragia economica costante e un rischio per la sicurezza, a causa della crescente influenza di Hamas nel Sinai.

Ciò spiega la recente campagna per la chiusura e la demolizione dei tunnel. In realtà la questione avrebbe dovuto essere affrontata più seriamente anni fa. L’espansione di tali attività non può essere tollerata dallo Stato perché costituisce una minaccia alla sicurezza nazionale. La vera sfida è ora come portare queste attività nel loro aspetto commerciale dal sottosuolo alla superficie, in linea con il resto del mondo.

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