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Le relazioni pericolose della Turchia

Sono giorni caldi per la diplomazia turca. Quella che un tempo era chiamata la cosiddetta politica degli “zero problemi con i vicini”, rischia giorno dopo giorno di vacillare. Le relazioni con la Siria sono ormai diventate sempre più tese, come conseguenza del sostegno ufficiale che le autorità di Ankara danno ai ribelli che lottano – anche con il ricorso alle armi – contro il regime di Bashar al-Assad. Si fanno insistenti le voci di un intervento esterno in Siria e la Turchia sarebbe senz’altro il Paese che più di tutti sarebbe coinvolto, data la sua importanza strategica e politica nella questione, oltre che quello con cui la Siria condivide il confine più grande.

Ma un’altra questione si affaccia prepotentemente sullo scenario della politica estera turca e rischia di compromettere i rapporti con un altro vicino importante: l’Iraq. Da settimane, infatti, è in corso un braccio di ferro tra le autorità di Baghdad e il governo dell’AKP circa la posizione del vice-Presidente iracheno, il sunnita Tariq al-Hashemi. Quest’ultimo, nel dicembre scorso, è stato oggetto di una mandato di arresto da parte della giustizia irachena, con l’accusa di aver guidato dei veri e propri “squadroni della morte” diretti contro obiettivi sciiti, tra cui sei giudici. Al-Hashemi si è dapprima rifugiato nel Kurdistan iracheno e da lì, dopo un viaggio in Qatar, è volato in Turchia, dove attualmente si trova, ufficialmente per motivi di salute. Il governo a maggioranza sciita in Iraq, guidato da Nuri al-Maliki, ne vorrebbe l’estradizione, soprattutto dopo che in settimana è arrivata la notizia anche di un mandato d’arresto internazionale, emesso dall’Interpol. Estradizione negata dal governo turco che, tramite le parole del vice-Primo Ministro Bekir Bozdag ha reso noto che la Turchia non lascerà andar via un sunnita che Ankara ha sempre appoggiato.

C’è chi vede dietro la presa di posizione della Turchia una sorta di reazione al fatto che le stesse autorità di Ankara da anni chiedono a Baghdad un’azione più incisiva contro i militanti del PKK, partito curdo che pratica la guerriglia armata contro lo Stato turco e i cui membri trovano spesso rifugio in territorio iracheno. Altri trovano nella disputa motivazioni di carattere religioso e settario tra un governo sunnita e uno sciita, mirato a ridimensionare l’influenza della parte sciita sull’attuale esecutivo iracheno. I rapporti tra Iraq e Turchia, del resto, sono sempre stati altalenanti e, in una fase di ridefinizione degli equilibri regionali come questa, non è raro assistere a momenti di tensione diplomatica.

Per la diplomazia turca, notizie positive arrivano invece dall’altra parte del Bosforo, in Francia. L’elezione alla Presidenza francese di Francois Hollande riapre la possibilità di un rapporto più disteso tra Parigi e Ankara, dopo gli anni di Sarkozy, strenuo oppositore dell’ingresso della Turchia nell’Unione Europea e sotto il quale il Parlamento francese aveva approvato la mozione sul cosiddetto genocidio armeno.

Stefano Maria Torelli

è Ph.D. Candidate in Storia delle Relazioni Internazionali

presso l’università di Roma “La Sapienza”.

Si occupa di mondo arabo-islamico, delle varie forme di Islam politico e,

in particolar modo, di storia e politica della Turchia. .

About the author

Zouhir Louassini

Zouhir Louassini. Giornalista Rai e editorialista L'Osservatore Romano. Dottore di ricerca in Studi Semitici (Università di Granada, Spagna). Visiting professor in varie università italiane e straniere. Ha collaborato con diversi quotidiani arabi tra cui al-Hayat, Lakome e al-Alam. Ha pubblicato vari articoli sul mondo arabo in giornali e riviste spagnole (El Pais, Ideas-Afkar). Ha pubblicato Qatl al-Arabi (Uccidere l’arabo) e Fi Ahdhan Condoleezza wa bidun khassaer fi al Arwah ("En brazos de Condoleezza pero sin bajas"), entrambi scritti in arabo e tradotti in spagnolo.

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