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Le ragioni della nuova crisi tra Marocco e Unione Europea

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Di Aïcha Akalay e Mohamed Etayea. TelQuel (25/02/2016). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

Un vero e proprio fulmine a ciel sereno. Lo scorso 25 febbraio, il primo ministro del Marocco, Abdelilah Benkirane, ha annunciato la sospensione ufficiale dei contatti con l’Unione Europea. Secondo il portavoce Mustapha El Khalfi, il governo ha preso la decisione sulle relazioni con l’Europa in seguito a un “bilancio politico”.

L’annuncio arriva a sei giorni dalla presentazione da parte del Consiglio europeo di un appello presso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea con la quale contesta la sentenza da essa emessa lo scorso 10 dicembre. La decisione, che a sua a volta aveva seguito una lamentela da parte dei rappresentanti del Polisario, annulla in maniera provvisoria gli accordi agricoli tra il Marocco e l’UE. La cosa non è stata oggetto di nessuna comunicazione ufficiale da parte marocchina, fino all’annuncio di Benkirane.

Ancor più sorprendente, le autorità europee non hanno menzionato nessun dettaglio dell’appello: è assai difficile sapere se il Servizio giuridico del Consiglio europeo abbia contestato l’intera sentenza della Corte di Giustizia o solo una parte specifica. Da parte sua, l’ufficio stampa del Servizio ha dichiarato di non aver “alcun dettaglio al riguardo” a causa delle “scarse informazioni ricevute”. Una situazione “eccezionale”, dal carattere assai “delicato”, secondo la stessa fonte, la quale afferma inoltre che la mancanza di informazioni è pensata per non “svelare la strategia di difesa”.

Nonostante quest’aura di mistero attorno all’appello, la diplomazia marocchino si era mostrata fiduciosa. L’ambasciatore del Marocco presso l’UE, Menouar Alem, aveva affermato che la Commissione europea ha promesso di “impegnarsi totalmente” per difendere Rabat sulla questione. Alla fine, l’appello presentato non corrisponde affatto alle aspettative del Marocco.

“Una decisione della Corte di Giustizia che non fosse favorevole al Marocco potrebbe comportare l’annullamento puro e semplice dell’insieme degli accordi che legano il regno ai 28”, aveva affermato una fonte diplomatica. Con l’annuncio del 25 febbraio, il governo marocchino ha detto “basta”: “Il governo ha reiterato il suo totale rifiuto della posizione della Corte europea del 10 dicembre 2015. Il governo ha denunciato il carattere altamente politico di quella decisione, i suoi argomenti infondati, la sua logica faziosa e le sue conclusioni contrarie al diritto internazionale e in disaccordo con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU”, ha tuonato il regno in un comunicato del ministero della Comunicazione. Nel comunicato, viene inoltre annunciata la creazione di “un Comitato interministeriale, composto dai ministeri degli Affari Ester e della Cooperazione, degli Affari Interni e dell’Agricoltura e della Pesca […] per seguire da vicino gli sviluppi della questione e proporre, se il caso lo richiedesse, delle misure appropriate da adottare per difendere gli interessi nazionali” del regno.

Il verdetto della Corte di Giustizia acquista ancora più importanza, dal momento che il Marocco deve prepararsi a fare i conti con un’altra questione giudiziaria europea: infatti, in seguito a una richiesta della Commissione europea, è stata rinviata una denuncia sugli accordi di pesca ratificati nel 2014 presentata da un’associazione vicina al Polisario alla Corte di Giustizia.

Aïcha Akalay è direttrice della redazione di TelQuel.

Mohamed Etayea è un giornalista marocchino per TelQuel.

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