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Le ore rintoccano in Yemen

Opinione di Al-Quds. Al-Quds Al-Arabi (6 agosto 2015). Traduzione e sintesi di Laura Giacobbo.

Il controllo delle forze fedeli al Presidente yemenita Abd Rabbo Mansour Hadi su Aden e il trasferimento del Primo Ministro yemenita Khaled Bahah, che si prepara alla conquista della base strategica di Aland,  è un segno del cambio di direzione che si sta verificando in Yemen. Due nuovi sviluppi si sono aggiunti che vanno verso la stessa direzione: il primo è l’atterraggio dell’aereo civile appartenente alle linee yemenite nell’aeroporto internazionale di Aden dopo quattro mesi di fermo. Un grande segnale per le forze yemenite legittime per veder garantito il rifornimento di missili e mezzi di difesa aerea di cui erano in possesso gli Houthi e le forze dell’ex Presidente Ali Saleh, e per riaprire le linee di comunicazione e di fornitura veloce, sia militari che civili.

Il secondo sviluppo sta nel rafforzamento militare che comprende decine di macchinari moderni e centinaia di soldati yemeniti ai confini dell’Arabia Saudita, per supportare le operazioni contro gli Houthi e le forze di Ali Saleh.

Il ritorno di Al Bahah e di alcuni dei suoi ministri in Yemen, uniti a questi due ultimi eventi sposta la bussola verso le due sfide più grandi che dovranno affrontare il governo yemenita legittimo e i suoi alleati della “coalizione araba”: la gestione delle aree libere e la sfida di investire in una campagna militare allargata che trasferisca la battaglia dal Sud dello Yemen verso la liberazione di Sana’a e il resto delle province sotto il controllo dei ribelli.

Entrambe le sfide sono pericolose e decisive. Una vittoria militare non ha però nessun significato senza una gestione saggia del dopo guerra, una gestione che apra una nuova pagina per gli yemeniti, affinché essi riescano a liberarsi dagli effetti del governo di Saleh e della discordia creata dagli Houthi. 

L’interesse per l’azione militare e la mancanza di attenzione alle dure condizioni yemenite sarebbe un grosso errore per gli Stati della “coalizione araba”, guidati dall’Arabia Saudita, dal Qatar, dagli Emirati.