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Le linee rosse di Assad

Zoom 16 mag AssadDi Abdul Rahman al-Rashed. Asharq al-Awsat (13/05/2013). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

Dopo aver a lungo osservato la politica di Bashar al-Assad, credo che l’elemento più pericolo in Siria sia Assad stesso.

Su un piano personale, Assad appare ai suoi ospiti come un ignorante con nessuna abilità, al punto da non saper cosa mangiare a colazione la mattina. Tuttavia, il suo vero carattere giace in dodici anni di terrore. È sopravvissuto a tutti i suoi crimini, ad eccezione, forse, della crisi attuale. Temo che se anche perdesse la battaglia di Damasco, potrebbe riuscire a mantenere la presidenza. Mentre non si fa che ripetere che Assad è la marionetta dell’Iran, dobbiamo ammettere di fatto è lui a condurre il gioco. Sta usando Iran, Hezbollah e Russia per conseguire i suoi obiettivi. Di certo, essendo compagni di crimine, anche loro cercano di raggiungere i loro scopi.

La sua ostinazione e le sue tecniche di gestione emergono dal suo modo di fare governo. Adotta sempre gli stessi approcci, anche quando ha a che fare con le “linee rosse”. Contrariamente a come altri hanno percepito la situazione, queste minacce non significano nulla per lui, finché il gioco continua.

Il suo comportamento in Libano di otto anni fa ne è un degno esempio. Deve aver pensato, innanzitutto,di mettere fuori gioco il massimo leader sunnita Rafiq Hariri per potere mandare avanti la sua dominazione politica del Libano. A tal fine, ha cercato di eliminare tutte le potenze che non gli fossero alleate. Assad ha iniziato con il tentato omicidio di Marwan Hamadeh, un leader druso considerato simpatizzante di Hariri. L’attentato era un messaggio per Hariri, il quale aveva lasciato il Libano ed era tornato solo per poter votare in parlamento in favore dei desideri di Damasco.

Nonostante ciò, Assad lo fece assassinare. Uccidendolo alla luce del giorno, Assad ha oltrepassato quella che molti considerano essere una linea rossa. Dopo la condanna internazionale, ha ritirato le sue truppe dal Libano in conformità con la decisione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, cercando la riconciliazione. Ogni volta che ha superato una linea rossa, ha voluto insinuare che voleva ritirarsi nel tentativo di confermarsi come un Capo dello Stato soggetto al protocollo politico e diplomatico.

In realtà, ha condotto la politica come un boss della mafia. Ha fatto continuamente promesse ai politici di tutto il mondo, prima di eliminare fisicamente la maggior parte dei suoi rivali libanesi, oltre a leader, militari e figure mediate tra musulmani e cristiani. A volte, si è persino sbarazzato di qualcuno per pura rabbia, come nel caso di George Hawi, ucciso per aver condannato Assad in televisione.

Ogni volta che ha fatto uccidere qualcuno, ha dichiarato di essere preoccupato e di voler riconciliarsi. Poi, a sorpresa uccideva qualcun’altro! Questo metodo è stato mandato avanti tanto da eliminare 20 leader tra il 2005 ed il 2007. Non è stato mai punito per nessun crimine. Recentemente, è tornato al vecchio metodo uccidendo Wissam al-Hassan, un funzionario della sicurezza libanese, forse per la sua connessione con la rivoluzione siriana. In un caso simile, Assad aveva organizzato il rapimento di Gilad Shalit, un soldato israeliano, facendo affidamento sull’appoggio dell’Iran con l’annuncio del trattato di difesa congiunta. Israele ha risposto attaccando il Libano e sabotando Gaza. Assad dichiara di aver contribuito alle negoziazioni, ma in realtà evitava il raggiungimento di una soluzione. Si è infuriato quando il capo dell’intelligence egiziana, Omar Suleiman, lo ha informato dell’accordo fatto con Israele per il rilascio di 1000 detenuti palestinesi in cambio della liberazione di Shalit e del fatto che l’ufficiale Khaled Meshaal di Hamas avesse accettato. Assad ha risposto a Suleiman dicendo che Meshaal non poteva fare promesse simili ed ha quindi sabotato l’accordo. Il caso Shalit non è stato risolto fino a due anni fa, quando la rivoluzione siriana ha costretto Assad a rilasciarlo nell’ottobre 2011. Come i leader iraniani, Assad sfrutta la causa palestinese senza alcun interesse se non il proprio. Un terzo caso molto simile è avvenuto all’inizio delle rivolte del popolo siriano. In pubblico, Assad stringeva le mani ai mediatori, come quelli turchi, promettendo loro la transizione democratica. Allo stesso tempo, commetteva atrocità senza precedenti nella regione.

La personalità del dittatore di Damasco è la ragione per cui viene denigrato. Pensa di poter superare ogni tipo di crisi. Crede, come tutti i dittatori maniaci, che i miracoli lo favoriranno. Questo è il motivo per cui temo che non esiterà ad asfissiare migliaia di siriani con le armi chimiche ogni giorno, dopo aver fatto dei limitati tentativi nei mesi passati. Pensa di essere riuscito a prendere in giro il mondo, o almeno di essersene difeso nascondendosi dietro alla Russia.

Assad non è daltonico: vede le linee rosse, ma le supera comunque. Finché non ci sarà nessuno pronto a fermarlo, continuerà a sorprendere il mondo con qualcosa di peggiore.

 

 

http://www.aawsat.net/2013/05/article55301603