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Le ferite del Cairo

Articolo di Luca Pavone

cairo-traffic-cairo-egypt+1152_12808500000-tpfil02aw-18566Oggi Il Cairo porta i segni dei tragici eventi che hanno fatto il giro del mondo, porta i segni di ferite ancora visibili, ma nonostante questo va avanti nella sua folle normalità unica al mondo.

E’ vero c’è il coprifuoco, ma la vita scorre normale retta da quello che può sembrare all’inizio un incomprensibile equilibrio fatto di caos e anarchia: i mercati sono affollati, nei caffè si scherza ma si discute anche di politica, il traffico è infernale come sempre, ma non c’è nervosismo, non c’è aggressività, c’è piuttosto un desiderio di normalità. Gli sguardi nei miei confronti non sono mai ostili o sospettosi, così come all’aeroporto nessuna domanda, niente di niente.

Piazza Ramses, snodo vitale della capitale, porta ancora i segni dei combattimenti: fa un certo effetto vedere l’enorme minareto della moschea El Fath trivellato di colpi.

Lungo la via che dal centro della città porta a Nasr City (quartiere a nord-est dov’è situata la moschea di Rabaa El Adaweya) i muri sono tappezzati per almeno 2 chilometri di rabbiose scritte contro il generale El Sisi mentre più ci si avvicina più si notano i marciapiedi divelti (le mattonelle venivano ammassate dai manifestanti in attesa dell’attacco della polizia contro il sit-in).

L’impressione è che il periodo di transizione iniziato con la caduta di Mubarak non si sia mai concluso e che il paese si trovi ancora nel pieno di un delicatissimo processo verso una futura stabilità, nel frattempo però la vita va avanti e basta un minimo di accortezza per continuare a godersi la magia di questa città, nella speranza che l’Egitto torni presto a splendere nuovamente.