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Le dimissioni di Hariri e il golpe strisciante

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Le dimissioni del primo ministro libanese hanno annunciato la sottomissione totale del Libano a Hezbollah, consegnando tutto il potere nelle mani del suo rivale iraniano.

Di Elias Khoury. Al-Quds al-Arabi (07/11/2017). Traduzione e sintesi di Federico Seibusi.

La modalità con cui si è dimesso il primo ministro libanese Saad Hariri è sembrata sorprendente e incompatibile con le regole formali tipiche delle dimissioni di un primo ministro. L’uomo si è dimesso dall’Arabia Saudita sul canale Al-Arabiya ed è entrato in silenzio stampa proprio nel bel mezzo di una vasta campagna di arresti contro principi, ministri e uomini d’affari, che somiglia, almeno nelle sue modalità, a un golpe militare.

Tali dimissioni, presentate in una forma insolita, hanno rivelato come la realtà della politica libanese sia un’arena di conflitti regionali, in quanto l’equilibrio libanese è rappresentato dalla dirigenza sunnita, parte interna della politica saudita, e dalla dirigenza sciita, costola militare e politica iraniana. Tuttavia, dopo che Michel Aoun è stato eletto Presidente della Repubblica, si è verificato uno sbilanciamento verso la politica sciita, che ha ribaltato l’equilibrio precedente. Infatti, durante il primo anno della presidenza di Aoun, Hezbollah è passato dal partecipare al potere all’esserne a capo, mentre il suo segretario generale si comporta come se fosse la guida della Repubblica. Tutto ciò implica che l’alleanza fra sciiti e maroniti abbia il controllo dei centri del potere libanese, rendendo il primo ministro uno spettatore impotente.

Tuttavia, questa immagine si è potuta sviluppare grazie al successo dell’asse iraniano in Siria e Iraq e al crollo simultaneo dell’asse saudita in Yemen. Per questo motivo, il rovesciamento della situazione regionale si riflette direttamente sul Libano. Inoltre, tale situazione deriva dalla confusione politica che i sauditi hanno attuato nella regione araba, guidando il Libano fino al completo indebolimento della leadership sunnita di Hariri.

Sebbene le dimissioni di Hariri siano state interpretate come parte del progetto di un conflitto regionale, esse rappresentano una sorta di resa. Il Libano, dopo il ritiro delle forze siriane, è giunto a una situazione di equilibrio fra le forze in opposizione di Iran e Arabia Saudita. Per questo, l’incremento delle tensioni ha reso il potere libanese influenzabile.

Attualmente, la realtà libanese è caratterizzata dal fallimento delle comunità sciita e sunnita nel costruire un quorum politico che rimane assente, nonostante l’inserimento della politica maronita. Per questo motivo, la politica libanese è diventata un gioco di quote, espropri e violazioni, dove Hezbollah ha l’unica forza armata in ascesa al punto da diventare l’esercito più forte presente in Libano. Inoltre, Hezbollah, diventando al momento la forza dominante del Libano, ha praticato un golpe silenzioso, mediante il quale l’Iran governa la politica libanese.

In un tale contesto, le dimissioni di Hariri hanno annunciato la sottomissione totale del Libano a Hezbollah. Così facendo, il primo ministro ha messo tutto nelle mani del suo rivale iraniano. Non c’è la minima confusione al riguardo, poiché la forza crescente di questo partito ha paralizzato la posizione del primo ministro, la cui funzione assume il ruolo di ago della bilancia nell’equilibrio libanese.

Dalla fine della guerra, la giunta al governo del Libano ha dato prova di essere incapace di costruire lo stato, ponendo il Libano di fronte alla scelta di dipendere dall’Arabia Saudita o dall’Iran, una scelta che implica l’assenza del Libano.

Pertanto, il Libano ha la necessità di ricomporsi e ridefinirsi in modo da porsi al di fuori delle influenze esercitate dalle potenze esterne. In attesa che ciò accada, la caduta del paese nell’abbraccio iraniano ha rappresentato una catastrofe, nonostante l’invasione brutale israeliana sia stata un disastro peggiore.

Elias Khoury è uno scrittore libanese di fama internazionale, nonché drammaturgo e critico; è stato direttore dell’inserto letterario del quotidiano libanese An-Nahar ed è editorialista per il quotidiano panarabo Al-Quds al-Arabi.

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