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Le difficoltà di regolare l’Islam in Francia

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Macron propone una legge per riformare l’Islam in Francia con l’obiettivo di combattere il fondamentalismo islamico

Di ’Abd Al-Nur Bin ’Antar. Al-Araby Al-Jadid (24/02/2018). Traduzione e sintesi di Antonina Borrello.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato la sua proposta di riorganizzare l’Islam in Francia attraverso una regolamentazione il cui obiettivo principale è quello di contenere l’estremismo islamico nel Paese. Ci sono tuttavia altre questioni che il presidente vuole risolvere: definire le modalità di finanziamento delle attività religiose, stabilire chi debba rappresentare i musulmani in Francia e fissare i criteri di formazione degli imam.

Prima di tutto i finanziamenti. La legge sulla laicità del 1905 impedisce allo Stato di finanziare i luoghi di culto. Di conseguenza, i musulmani si avvalgono di altre fonti di finanziamento provenienti in parte dai musulmani francesi stessi, ma in maggior misura da fonti esterne. Dunque proprio da qui nasce il problema: sovvenzioni esterne comportano un’influenza esterna verso la religione e la politica, due dimensioni strettamente interconnesse. I Paesi che finanziano la costruzione di moschee in Francia hanno interessi politici e questo ha fatto sì che alcune di esse fossero legate ideologicamente o politicamente con i loro finanziatori. Il progetto di Macron mira a riorganizzare l’Islam in Francia in modo da limitare l’influenza dei Paesi arabi che finanziano l’Islam e quindi contenere correnti di pensiero conservatrici ed estremiste che sono incompatibili con i principi della Repubblica.

Se lo scenario è questo, come può agire lo Stato francese? La realtà è che il suo atteggiamento è molto contraddittorio. Ad esempio, è noto che l’Arabia Saudita eserciti una certa influenza su alcuni ambienti dell’Islam francese grazie alle sue sovvenzioni per la costruzione di moschee, ma contemporaneamente intrattiene rapporti strategici con la Francia dato che quest’ultima le fornisce le armi che usa in Yemen. Quindi, come può la Francia contenere l’influenza di un Paese all’interno del suo territorio e allo stesso tempo collaborarci strategicamente? Anche l’Algeria e il Marocco, grazie alle loro folte comunità, esercitano una certa influenza sull’Islam francese. Lo stesso vale per la Turchia. Lo scontro di potere tra questi Stati è culminato nel Consiglio francese del culto musulmano che, invece di essere un organismo che rappresenta i musulmani francesi e la loro lealtà nei confronti del Paese, è diventato un campo di battaglia e alleanze tra Algeria, Marocco, Turchia e persino Tunisia.

Anche la questione della formazione degli Imam non è affatto semplice. Oggi, la stragrande maggioranza degli imam proviene da altri Paesi e quindi non conosce le peculiarità del quadro repubblicano francese. Anche quando vengono annunciate iniziative per creare centri di formazione di imam in Francia, l’influenza esterna è presente. Per esempio, l’Unione delle moschee francesi vorrebbe creare un nuovo istituto per la formazione di imam nel 2018, ma in realtà, secondo un esperto francese in Islam, è una filiale dell’Istituto Mohammed VI di Rabat, finanziato dal Marocco… quindi chi gestirà l’istituto e con quali criteri? Si dovrebbe creare un istituto nazionale francese per formare gli imam? Ma chi lo supervisionerebbe e quale sarebbe il ruolo dello Stato?

Ecco allora l’ultima questione: la rappresentanza del Consiglio francese del culto musulmano. La maggior parte dei musulmani non si sente neppure rappresentata, ma da molti viene considerato una forma di Islam ufficiale. Il Consiglio è però diviso al proprio interno in due poli in competizione, un polo che svolge il ruolo di Islam ufficiale e un altro che si occupa dell’Islam politico. È interessante notare che lo Stato francese scommetta su questi organismi per combattere l’estremismo religioso tra i musulmani, mentre loro neppure li riconoscono. Nonostante la correlazione tra finanziamenti, influenza e lealtà, sembra che gli ultimi governi francesi abbiano affrontato l’estremismo islamico come se le sue fonti e i suoi affluenti non fossero globalizzati, separando di fatto la politica di lotta contro il fondamentalismo dalla politica estera.

’Abd Al-Nour Bin ’Antar è un ricercatore universitario algerino in Francia.

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