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L’attacco dei Fratelli Musulmani è di cattivo auspicio

donne egizianeDi Hussein Ibish. Now Lebanon (19/03/13). Traduzione e sintesi di Alessandra Cimarosti.

Non più illusioni. Non ulteriori evasioni. Non si può più tollerare nemmeno una singola spiegazione apologetica, o ammettere concessioni ad un falso relativismo morale e culturale. I Fratelli Musulmani egiziani si sono dimostrati per quello che molti di noi avevano già cercato di spiegare: paranoici, sciovinisti, reazionari, retrogradi, e sopra ogni cosa, misogini.

I Fratelli Musulmani ci hanno ricordato, con una bizzarra paternale contro lo Statuto delle Donne della Commissione delle Nazioni Unite, che l’islamismo dà, in ogni caso, priorità alla misoginia (e all’omofobia). Ma questa è solo una delle tante inevitabili repressioni contro le minoranze ed eventualmente contro tutti gli oppositori.

L’islamismo non ha la profondità intellettuale di una sistematica ideologia politica. Non ha una specifica teoria economica o un programma al di fuori del mercantilismo. Non offre un’analisi delle classi o di altre strutture chiavi della società. La sua “teoria” sul rapporto tra l’individuo e la società si limita a conferire responsabilità a coloro che rivendicano autorità religiosa e “autenticità”. Non ha una distintiva strategia di difesa, una politica estera, un programma di sviluppo o qualcosa di simile.

Si riduce invece, ad una serie di attitudini sociali estremamente reazionarie che non hanno nessuna reale implicazione nelle questioni fondamentali di governance.

I Fratelli Musulmani sono nati negli anni ’20 al fine di sfruttare e manipolare il sentimento religioso per conquistare il potere politico. Cercano di utilizzare quel potere per “islamizzare” l’Egitto e altre società arabe, attraverso linee stra-conservatrici che pretendono di essere “tradizionali” ma spesso di fatto, sono innovazioni moderne o nuove interpretazioni di pratiche del passato.

I loro ferri del mestiere sono delle lamentele paranoiche secondo le quali le società arabe e musulmane sono sotto l’assalto della modernità in generale e dell’occidente in particolare. Si pongono come difensori di una “specificità morale” araba e musulmana e di una “particolarità culturale” che si suppongono essere sotto assedio. Come soluzione a queste e a qualsiasi altra sfida, proclamano l’Islam come risposta, però, così come interpretato e fatto rispettare da loro. In pratica, questo significa generalmente opprimere le donne e rovesciare i diritti conquistati durante gli imperfetti governi postcoloniali. Nella più cruda visione del mondo patriarcale, proteggere il paese significa proteggere la casa e la famiglia e soprattutto “proteggere” le donne. E questo a sua volta, significa che gli uomini e la società dominata dall’uomo possono controllare e reprimere le donne, specialmente quando si tratta di diritti sessuali e domestici.

La dichiarazione dei Fratelli Musulmani trasuda questo paranoico sciovinismo culturale e la mentalità assediata, avvertendo che la Dichiarazione delle Nazioni Unite “potrebbe condurre alla completa disintegrazione della società e potrebbe certamente essere l’ultimo step nell’invasione intellettuale e culturale dei paesi musulmani”.

In che modo? Secondo quanto affermato dalla Fratellanza, la Commissione permetterebbe alle “ragazze di avere la piena libertà sessuale”, permetterebbe di avere libertà nell’uso della contraccezione, nella scelta dell’aborto, garantirebbe eguali diritti ai nati al di fuori del matrimonio, garantirebbe pari diritti agli omosessuali, “proteggerebbe le prostitute”, permetterebbe alle mogli di citare in giudizio i propri mariti per stupro, fornirebbe eredità uguali per le donne, concederebbe ai giudici, piuttosto che ai mariti, la facoltà di decidere sui divorzi e rimuoverebbe il requisito del consenso del marito se una donna deve viaggiare, lavorare o fare qualsiasi altra cosa in società.

L’elemento più significativo di questo scioccante attacco misogino è la citazione della “tutela” dell’uomo sulla donna. Per il comunicato della Fratellanza, l’uguaglianza di genere è vista come una minaccia mortale ai valori musulmani e alla cultura araba.

In quest’ottica, la sessualità femminile è la prima minaccia da contenere e controllare. E questo è un attacco isterico maschile, ma anche uno strumento politico calcolato. Gli egiziani quindi, possono aspettarsi che i Fratelli Musulmani faranno del loro meglio per ribaltare quello che la donna in Egitto ha ottenuto, nello secolo scorso. Con questo documento nessuno in Egitto o all’estero potrà dire “non lo sapevamo”. La loro politica non è una minaccia solamente per le donne egiziane, ma per tutti.

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