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L’attacco a Charlie Hebdo è legato alla spinta anti-terrorista della Francia in Medio Oriente?

Di Rajia Aboulkheir. Al-Arabiya (08/01/2015). Traduzione e sintesi di Ismahan Hassen.

La sparatoria mortale avvenuta al giornale satirico parigino Charlie Hebdo, secondo quanto riferito da alcuni esperti, sembra essere legata a militanti islamisti che reagiscono al forte coinvolgimento della Francia nella guerra a Daish (conosciuto in Occidente come ISIS). Mercoledì 7 gennaio, uomini armati a volto coperto hanno fatto irruzione nella sede della rivista, nota per la satira all’islam radicale, e ucciso 12 persone. Il più sanguinoso attacco alla Francia degli ultimi decenni.

Sebbene non siano arrivate rivendicazioni, il presidente francese Hollande ha però subito descritto l’accaduto come un “attacco terroristico”. Osservandolo, alcuni analisti hanno infatti dichiarato che l’attacco ha le caratteristiche per essere stato compiuto da militanti islamici, spronati però dal crescente coinvolgimento militare di Parigi contro i jihadisti in Medio Oriente. “L’accaduto al Charlie Hebdo, porta la firma del jihadismo al lavoro in Siria e in Iraq”, ha dichiarato Samir Saul, esperto di Medio Oriente. “I volontari europei [del jihad] riportano in Europa tecniche e metodi appresi proprio in Siria e in Iraq”, ha aggiunto Saul.

Tuttavia l’attacco potrebbe anche essere solo una reazione alle vignette satiriche che il giornale ha pubblicato nel corso del tempo. Ore prima della carneficina infatti, il giornale aveva pubblicato su Twitter un’immagine del leader Daish, Abu Bakr al-Baghdadi, che lo ritraeva mentre faceva gli auguri di buon anno, con un fumetto la cui didascalia recitava così: “E soprattutto [vi auguro], la salute”. Non è la prima volta che Charlie Hebdo viene a trovarsi sotto attacco. Nel 2011 infatti, il settimanale venne incendiato il giorno dopo aver pubblicato una caricatura del profeta Mohammad.

Walid Abbas, vice capo redattore della sede di Parigi della radio in lingua araba Monte Carlo Doualiya, ha dichiarato che gli attacchi terroristici probabilmente continueranno in terra francese fino a quando la Francia continuerà il suo crescente coinvolgimento “nella lotta contro le organizzazioni terroristiche”. Aggiungendo che “ciò che è successo ce lo si aspettava ed è solo il risultato del ruolo importante la Francia sta giocando nella lotta contro le organizzazioni terroristiche, sia in Medio Oriente che in Africa. La Francia si sta dimostrando molto attiva nella lotta contro Daish, e ciò può spiegare gli atti terroristici in corso e le minacce presenti sul territorio francese”, ha concluso Abbas.

Sono stati infatti proprio gli aerei da guerra francesi ad iniziare gli attacchi aerei contro obiettivi Daish in Iraq alcuni mesi fa, quando circa 60 Stati occidentali e arabi hanno formato una coalizione per combattere il gruppo, che sta occupando fasce di territorio in Iraq e in Siria con il suo cosiddetto “califfato islamico”. Proprio a dicembre poi, il presidente François Hollande ha ribadito che la Francia era pronta ad intensificare le sue azioni militari contro Daish.

Per ciò che riguarda la libertà di stampa invece, gli esperti hanno riferito a più riprese che quanto accaduto mercoledì non farà altro che rafforzare la libertà di espressione nel Paese europeo. “La satira è parte del giornalismo e questo giornale ha il diritto di pubblicare ciò che vuole”, ha dichiarato a tal proposito Abbas. A ciò gli analisti hanno però anche aggiunto che le autorità francesi dovrebbero evitare reazioni impulsive che potrebbero rappresentare un attacco alla comunità musulmana presente nel Paese, dopo quanto accaduto.

“Anche se alcuni musulmani radicali hanno scelto di rispondere alle caricature [di Baghdadi] con atti di violenza, il governo non auspica di incaricare la polizia e le forze di sicurezza nel colpire i musulmani presenti in Francia attraverso più controlli diretti ad individui che ‘paiono essere musulmani'”, ha dichiarato Yahia Zoubir, professore di relazioni internazionali e direttore della ricerca in geopolitica presso l’Euromed. Il governo dovrebbe piuttosto cercare la collaborazione dei capi religiosi per invitare a mantenere la calma, ha aggiunto Zoubir, pur sottolineando che la Francia dovrà probabilmente “rafforzare la sicurezza nel Paese”.

Rajia Aboulkheir è giornalista per Al Arabiya.

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