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L’Arabia Saudita, la Turchia e la leadership regionale

Se la brama di potere logora le nazioni

Di Abd al-Rahman al-Rashid, Sharq al-Awsat (30/10/2018). Traduzione e sintesi di Mario Gaetano.

Sul concetto di leadership in Medio Oriente è stato versato molto inchiostro nel corso dei secoli, gran parte del quale è da attribuire alla propaganda politica.

Esistono dei criteri attraverso i quali misurare il concetto di forza, per esempio Paesi come Stati Uniti, Cina e Unione Europea misurano la loro forza in base alla loro potenza militare, economica, tecnologica e culturale, a cui si deve aggiungere la potenza nucleare e quella dell’informazione.

Se volessimo applicare tali concetti alla nostra logica, vedremmo una costellazione di forze regionali, nessuna delle quali eguaglierebbe l’altra, la superiorità militare infatti, non è sufficiente da sola a garantire la supremazia, Israele per esempio è la forza regionale più forte militarmente e tecnicamente, tuttavia è una nazione piccola e non è una potenza economica regionale.

La Turchia è un Paese grande e possiede il quarto esercito più grande del mondo ed è membro della NATO; nonostante ciò, essa come l’Iran, non partecipa alla dialettica tra gli Stati della regione e soffre per le decisioni geopolitiche che ne limitano il potere.

L’Iran è un altro grande Paese con aspirazioni al comando, la cui forza si è diffusa in quarant’anni, diventando lo Stato più forte della regione.

In Medio Oriente, i capi sono molti, non uno solo, né vi è una sola nazione al comando, questo è un sogno che ha distrutto il defunto presidente egiziano Jamal abd al-Nasser e che si è infranto nella guerra del ’67.

Che dire della Turchia e dell’Arabia Saudita? Entrambe possiedono elementi di forza: il territorio, gli abitanti, la geografia, le enormi risorse, la stabilità interna e la forza del regime politico. Ciò nonostante non è possibile accettare la pretesa che una delle due abbia la superiorità nella regione.

Se però la nostra attenzione si sposta sull’Arabia Saudita, ci accorgiamo che essa spiritualmente è la guida, infatti in essa si trovano i luoghi santi dell’Islam, nei quali pregano milioni di musulmani cinque volte al giorno, e in cui adempiono il rito del pellegrinaggio. Per parte sua, Turchia non possiede luoghi santi per i musulmani.

Dal punto di vista economico, l’Arabia Saudita rimane la potenza più influente nella regione, dal canto suo la Turchia ha provato ad esserlo, provando ad allargare le sue maglie sino al Kurdistan a nord dell’Iraq e in Libia, ma ha perso i suoi investimenti con l’avvento delle primavere arabe. Per cercare di riguadagnare terreno, essa ultimamente sta provando ad estendersi militarmente sul Mar Rosso e nel Golfo a spese del Qatar, tuttavia questa situazione è temporanea, poiché tra pochi anni Doha fermerà lo spreco di risorse e la Turchia non avrà altra scelta che ritirarsi.

Al contrario della Turchia e dell’Iran, la politica estera dell’Arabia Saudita rimane sulla linea difensiva e non su quella d’attacco, a questo proposito essa ha costruito una complicata rete di alleanze come si è visto in Yemen, nella guerra contro Saddam dopo l’invasione del Kuwait e contro l’Iran oggi.

In realtà, non esiste alcuna rivalità tra Arabia Saudita e Turchia nella regione, poiché il Regno ha più interesse a difendere i suoi confini, anzi il principe ereditario stesso ha affermato che c’è chi vuole creare una frattura nelle relazioni tra i due Paesi, i quali come ribadito, non hanno interessi contrastanti ad alcun livello. Conferire il potere ad una sola Nazione nella regione,tuttavia porterebbe la stessa alla distruzione, come è accaduto all’Iraq di Saddam, il quale ghiotto di potere ha trascorso anni di guerra, ma con perdite enormi.

 

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Abd al-Rahman al-Rashid è un giornalista saudita del quotidiano Sharq Al-Awsat, nato nel 1956. Ha lavorato come giornalista sin da quando era studente e ha studiato produzione cinematografica all’università americana di Washngton. Nel 1980, ha amministrato l’ufficio del giornale saudita a Washington e verso nel 1998 è stato nominato direttore esecutivo di Sharq al-Awsat a Londra. Nel 2004 ha assunto la carica di direttore generale del canale al-Arabiyya, dal quale si è dimesso nel 2014.

È stato poi nominato membro del consiglio amministrativo del gruppo MBC e attualmente scrive per il giornale Sharq al-Awsat.

È noto che al-Rashid è un liberale fortemente critico nei confronti degli islamisti e dei Fratelli Musulmani in Egitto, un’ostilità, quest’ultima, venuta fuori all’annuncio della Costituzione del 2012, che lo portò ad essere disprezzato dalle forze islamiste in Egitto, le quali esortarono l’interruzione delle trasmissioni di al-Arabiyya.

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