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L’Arabia Saudita e il Consiglio di Cooperazione del Golfo

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Riusciranno i Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo a superare le loro divergenze e unirsi contro l’Iran e le minacce che interessano la regione araba?

Di Abdulrahman al-Rasheed. Al-Sharq al-Awsat (11/12/2016). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

Prima del suo mandato e per più di trent’anni, il re saudita, Salman Bin Abdelaziz, era l’unico custode dei file del Golfo presso il governo saudita. Conosceva infatti il Paese, la famiglia reale, i suoi governi, i suoi popoli, la sua storia nonché i legami bilaterali e congiunti. Malgrado i rapporti tra i Paesi membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) risultino molto vicini per le somiglianze vigenti tra i diversi Stati, la sua stabilità richiede comunque una certa attenzione.

In questo scenario, la visita del re Salman in quattro capitali della regione e la sua partecipazione al vertice del CGG in Bahrein, ha avuto come scopo il rafforzamento dei rapporti della regione del Golfo, responsabile della stabilità nella regione mediorientale nonché complice delle crisi in corso. Gli Stati del Golfo ricoprono oggi il ruolo di equilibratore nella regione per l’assenza delle forze arabe tradizionali e cercano di riempire il vuoto generatosi dopo le rivolte e la crisi della Primavera Araba, risultando come regione ancora stabile. Tutti sono consapevoli dunque che la sopravvivenza del CCG è necessaria.

Al vertice del Golfo il re Sulman ha accostato la crisi della regione al “terrorismo e settarismo, e lo spargimento di sangue alle alleanze tra terrorismo, settarismo e interventi stranieri”. Si è rivolto quindi all’Iran, che guida l’esercito e le milizie settarie in Siria e Iraq ed è a capo di una guerra settaria in Yemen.

Riyad rende noto che la soluzione alla crisi e l’abbattimento dei nemici può avvenire solo mediante cooperazione. Infatti, i Paesi del CCG, se uniti, rappresenterebbero un fronte influente contro l’Iran e i suoi alleati, o contro i gruppi terroristici di Daesh (ISIS) e Al-Qaeda. Il re Sulman ha tentato sin dall’inizio del suo mandato di superare le divergenze tra i Paesi del Golfo e di instaurare con i propri leader e istituzioni dei legami duraturi.

Alla fine del viaggio del re e del vertice del Golfo, il progetto più importante per Riyad sarà quello di convincere il CCG a lavorare insieme per fronteggiare in primo luogo l’Iran che intende cambiare la geografia politica e controllare il nord, l’est e il sud della penisola araba. Senza dubbio, il re Sulman, con il rispetto a lui dovuto nella regione e l’esperienza nell’intrattenere legami speciali, sarà in grado di risanare, e anzi, di migliorare, i legami del Golfo alla luce delle minacce che attraversano la regione, in generale, e il Golfo, in particolare.

Ma allo stesso tempo, riusciranno i Paesi membri del CCG a congelare le loro divergenze almeno temporaneamente?

Abdulrahman al-Rashed è ex caporedattore del quotidiano Asharq al-Awsat e ex direttore generale di Al-Arabiya.

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