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L’apprensione dell’Arabia Saudita per la politica estera egiziana

Egitto El Sisi Arabia Saudita re Salman

Di Bilal al-Khalidi. Arabi21 (02/03/2015). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

Egitto Arabia SauditaLa prima visita ufficiale del presidente egiziano Abdel Fattah El Sisi in Arabia Saudita, da quando è salito al trono re Salman, si è conclusa, eppure il dibattito sui suoi risultati è ancora acceso. Alcuni commentatori si sono concentrati sulla sua durata, non più di qualche ora, mentre i giornali vicini ai golpisti del Cairo hanno limitato la copertura della visita ai comunicati ufficiali di routine. Hanno parlato delle relazioni bilaterali senza trattare i risultati tangibili della visita e il suo impatto sull’attuale realtà della vita in Egitto.

Una fonte del Golfo ha fatto trapelare che Riyad ha sollevato la questione del destino degli aiuti concessi dagli Stati del Golfo all’Egitto a partire dal colpo di stato del 2013. Informazione che era filtrata dalle registrazioni in cui El Sisi parlava di circa 30 miliardi di dollari di questi aiuti che erano finiti direttamente nelle tasche dell’esercito subito prima delle elezioni presidenziali. Il quotidiano egiziano al-Watan sembrava confermare questo argomento di discussione nelle citazioni che aveva attribuito al presidente. “Ciò che è stato ripetuto dai nemici del Golfo e dell’Egitto circa l’utilizzo degli aiuti provenienti dal Golfo a favore dell’establishment militare non è preciso”, ha detto El Sisi. “È un tentativo di dire che [l’establishment militare] non sta aiutando i poveri, ma solo l’esercito”.

Secondo la fonte anonima, l’Arabia Saudita vuole sapere come sono stati spesi gli aiuti, soprattutto se si considera la mancanza di un reale miglioramento delle condizioni economiche dell’egiziano medio. Riyadh è, inoltre, sempre più preoccupata per alcuni aspetti della politica estera egiziana, che il nuovo governo saudita ritiene pregiudizievoli per la sicurezza del Golfo. In un’intervista al quotidiano panarabo Al-Sharq al-Awsat, El Sisi ha affermato che la sicurezza nazionale dell’Egitto è strettamente legata a quella del Golfo. Tuttavia, secondo la fonte di Arabi21 tali dichiarazioni, ripetute ininterrottamente sin dal colpo di Stato, non corrispondono alle politiche egiziane sul terreno.

Tra le sue mosse il regime di El Sisi annovera il tentativo di includere Bashar al-Assad come parte della soluzione in Siria. Tuttavia, per l’Arabia Saudita non c’è posto per Assad nella Siria del futuro. Anche l’Iraq rappresenta una zona di grande disaccordo tra Riyad e Il Cairo. Infatti, El Sisi ha aperto al governo iracheno senza prestare molta attenzione alle sue politiche settarie, politiche che vengono denunciate e respinte dall’Arabia Saudita. Ad Arabi21 è stato riportato che Riyad non è soddisfatta nemmeno dalla posizione esitante di El Sisi sugli Houthi in Yemen.

Per quanto riguarda il futuro delle relazioni tra Turchia ed Egitto, la fonte del Golfo ha detto che lui esclude la possibilità di qualsiasi progresso nel futuro prossimo, sottolineando come questo dipende strettamente da un cambiamento della politica egiziana verso la sua opposizione interna e la Striscia di Gaza. Tra l’altro, la scorsa settimana, dei giornali egiziani vicini al regime hanno pubblicato degli articoli su una mediazione saudita volta a riparare i danni nei rapporti tra Il Cairo e Ankara. Ciò è stato negato sia da alcune fonti turche che dallo stesso presidente.

La conclusione della breve visita di El Sisi in Arabia Saudita, senza alcun accenno ufficiale a uno sforzo di riconciliazione tra l’Egitto e la Turchia, conferma che Ankara non è pronta a fare un passo del genere. L’Egitto è, invece, pronto a mettere fine alle attività dei gruppi politici e dei media che si oppongono al regime golpista e che sono in esilio in Turchia. La Turchia è diventata il Paese più importante come base per gli oppositori egiziani a causa degli accordi del Consiglio di Cooperazione del Golfo che limitano la libertà di azione in Qatar.

Bilal al-Khalidi è un giornalista per Arabi21.

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