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L’Alessandria di Nagib Mahfuz e Lawrence Durrell

AlessandriaDi Nasrin Mahran (al-Ahram 13/08/2013)

Traduzione e sintesi di Kawkab Tawfik

Senza ancoraggi, affogando nel mare della vita…una vita che viaggia per i porti del Mediterraneo e che si è aggrappata alla barca dello scrittore inglese Lawrence Durrell.

“Alessandria…quell’antica città che si trasforma sotto pennellate di idee…urla la sua identità…si estende come le braccia di una stella marina…”

Qui Durrel viveva in affitto al piano superiore di Villa Inbron, una villa in stile italiano come tante altre dell’epoca. Vi visse per dieci anni, fino all’aggressione tripartitica del 1956. Sposò un’artista alessandrina ebrea, Eva Cohen, il secondo dei suoi quattro matrimoni, che fu per lui grande fonte di ispirazione per i suoi quattro romanzi noti come Il Quartetto di Alessandria (Justine, Balthazar, Mountolive, Clea).

“La pioggia della prima alba solleva i brividi…lava le foglie delle palme…dal porto spinge l’odore del pesce e delle reti…l’alba sale sulla città araba…e il silenzio avvolge tutto…improvvisamente trascende la fresca voce del muezzin…versi coranici letti con voce melodiosa…le insegne dei famosi caffè di via Fuad…l’albergo Cecil…” Questi ed altri dettagli evoca Durrell nel suo capolavoro Il Quartetto d’Alessandria, scritto alla fine degli anni ’50.

Anche il genio di Nagib Mahfuz non descrive solo i caffè popolari ma tutti gli aspetti della vita quotidiana. Come in un quadro dai colori invernali, nel suo romanzo La quaglia e l’Autunno, Mahfuz apre così: “Mi piace l’atmosfera di Alessandria…quando si accumulano montagne di nuvole…”

Influenzato da Cèzanne e dalla scuola impressionistica, Mahfuz aggiunge più colori al suo ritratto in modo da riflettere i suoi sentimenti nella velocità del lampo. Unisce Terra e Cielo in un abbraccio, rimescola gli elementi del Creato come se li stesse ricreando nuovamente e “solo allora compaiono serenità e bellezza…e quando svaniscono le oscurità, la città lava il suo volto…e si risveglia dolcemente. Qualcosa mi diceva che questo dramma mi raccontava una leggenda che era sepolta nel mio cuore…”

Nella letteratura di Nagib Mahfuz e Laurence Durell troviamo racconti che viaggiano lontano, verso le stelle, dei quali non rimane nulla se non il ricordo di Alessandria, accompagnata dai primi fasci di luce che asciugano dall’acqua piovana la città, una città che riflette la luce del sole come un gioiello.

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