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Afghanistan, Kerry rompe l’impasse politica, al via la verifica dei voti

Articolo di Katia Cerratti

Gli 8,1 milioni di voti espressi dagli afghani nel ballottaggio del 14 giugno per eleggere il futuro presidente, saranno interamente riconteggiati. E’ quanto scaturito dall’incontro tenutosi sabato a Kabul, tra il segretario di Stato americano John Kerry e i due candidati alla presidenza Abdullah Abdullah e Ashraf Ghani Ahmadzai, in accordo con i rappresentanti della Commissione elettorale Indipendente, l’inviato speciale di Unama Jan Kubis, e il presidente ancora in carica Hamid Karzai.

I due candidati si avvierebbero dunque in queste ore, verso colloqui finalizzati a concordare un governo di unità nazionale e sembrerebbe sbloccarsi così, seppur per mano americana, il lungo stallo elettorale nato dal rifiuto di Abdullah di accettare i risultati preliminari che lo vedevano perdente con il 43,5%, un milione di voti in meno rispetto a Ghani, in testa con il 56,4%, risultati che lo avevano spinto a denunciare brogli elettorali, paventando addirittura l’istituzione di un governo parallelo.

L’accordo appena raggiunto grazie alla mediazione di Kerry, che non è nuovo a questi interventi, già nel 2009 infatti, aveva mediato tra lo stesso Abdullah e Karzai, prevede che le schede elettorali vengano trasferite dalle province afghane alla capitale Kabul, scortate dalle Forze multinazionali Isaf e verificate una ad una sotto la supervisione dell’Onu.

Prevederebbe inoltre, una sorta di condivisione del potere tra Abdullah e Ghani, con la supervisione del candidato vincitore.

Dopo il bacio e la stretta di mano che hanno sancito l’accordo tra i due candidati, tutti concordano dunque sulla necessità di eliminare ogni dubbio di brogli dal processo elettorale e sembrerebbero placarsi anche le tensioni fra i simpatizzanti delle due fazioni che nei mesi scorsi avevano espresso accuse e odio attraverso facebook, tanto da indurre il governo a chiedere il blocco, poi revocato, delle pagine dei gruppi legati ai candidati perchè responsabili di fomentare l’odio etnico. Abdullah sarrebbe infatti sostenuto soprattutto al nord, tra la minoranza tagika, mentre Ghani è appoggiato dalle tribù pashtun a est e a sud.

La data prevista per conoscere il vincitore era stata fissata al 24 luglio ma bisognerà aspettare ancora per sapere chi dei due guiderà le sorti del Paese, o forse, invece, un vincitore c’è già. Il popolo afghano. Uomini e donne, in fila per ore alle urne, sfidando la minaccia talebana che tanto sangue ha sparso durante la campagna elettorale con attentati kamikaze in tutto il paese. Soltanto loro, forse, potranno ritenersi indipendenti per aver scelto di votare per l’Afghanistan che verrà.