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L’accordo con l’Iran sul nucleare cambierà la regione, ma come?

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Di Abdulrahman al-Rashed. Asharq al-Awsat (04/04/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

IRan nucleareL’accordo sul nucleare è ormai una realtà, che dovrebbe ormai essere presa come un fait accompli. Tuttavia, prima di immergerci nei dettagli dell’intesa tra l’Iran e gli Stati Uniti, dovremmo prestare attenzione al significativo cambiamento storico che appare all’orizzonte. La domanda è sempre la stessa: che direzione prenderà l’Iran e dove porterà il mondo arabo?

Mi ci vorrà del tempo per capire e analizzare quest’accordo, in quanto è composto da molti diversi aspetti difficili da riassumere. Uno di questi sono le conseguenze sullo stesso Iran e gli altri Paesi della regione, come il Bahrein, l’Iraq, il Libano, la Siria e lo Yemen, e il loro equilibrio con potenze regionali come Arabia Saudita ed Egitto. Quest’accordo potrebbe anche fomentare una maggiore corsa agli armamenti, soprattutto nucleari. Sarebbe il caso di misurare questo impatto sulle relazioni arabe con l’Occidente e sui conflitti settari della regione. Siamo di fronte a un cambiamento sensazionale: la porta dietro alla quale l’Iran era nascosto dal mondo si sta per aprire.

Di certo, è sbagliato elaborare politiche su delle supposizioni, analizzandole come fatti certi. L’accordo potrebbe essere una vittoria per il regime iraniano sui suoi rivali all’interno e all’esterno del Paese, ma potrebbe anche rivelarsi una remissione. Se fermare temporaneamente il programma nucleare iraniano porterà alla rimozione delle sanzioni, permettendo all’Iran di diventare una delle principali potenze regionali, la crisi in Medio Oriente potrebbe aggravarsi.

Ciò nondimeno, se fermare il programma nucleare porterà al congelamento di tutte le attività nucleari militari iraniane, controllate dalla rimozione delle sanzioni occidentali, e alla fine dell’antagonismo politico contro l’Iran, allora vedremo dei progressi positivi. Significherebbe che l’Iran si è finalmente arreso e che diventerà, come qualsiasi altro Paese della regione, uno Stato pacifico che difende i suoi confini.

La differenza tra questi due scenari è enorme. La maggior parte degli osservatori con cui ho parlato tendono per il primo caso, che significa che l’Iran ha accettato di abbandonare il suo progetto militare nucleare in cambio della rimozione delle restrizioni sulla sua attività di armamento convenzionale: questa è la parte che preoccupa i Paesi arabi.

La sottomissione iraniana all’Occidente libererà i suoi più remoti desideri. Ora che l’Iran è a piede libero potrà acquistare armi avanzate, costruire strutture petrolifere, commerciare in dollari e, più in là, diventare un alleato dell’Occidente, parziale o totale. Questo sconvolgimento potrebbe alimentare l’appetito del regime iraniano, che non ha bisogno di una bomba nucleare per controllare grosse aree di importanza cruciale. Teheran soffre del complesso del “Paese importante nella regione” e potrebbe pianificare altre avventure.

Tuttavia, mentre quest’accordo potrebbe fomentare la sua influenza a livello esterno, non è detto che esso salverà la situazione interna dell’Iran. Il regime degli ayatollah si è indebolito con il tempo e la sicurezza – rappresentata dalla Guardia Rivoluzionaria – è migliorata a spese degli uomini di fede. L’accordo richiede l’apertura del regime, anche se l’Iran non è ancora pronto e potrebbe affrontare la stessa sorte dell’Unione Sovietica: il collasso.

L’altra possibilità è che l’accordo serva al Paese come il bacio della vita, dopo 30 anni di isolamento che lo hanno prosciugato e indebolito a livello politico. Molto probabilmente, però, l’accordo apporterà un cambiamento molto lento in Iran.

Abdulrahman al-Rashed è ex caporedattore del quotidiano Asharq Al-Awsat e ex direttore generale del canale Al-Arabiya.

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