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La “zona di sicurezza” israeliana in Siria

Zoom 21 feb Siria

di Ehud Eiran. Haaretz (20/02/2013). Con il caos crescente della guerra civile in Siria, le tensioni sulla linea di tregua nelle alture del Golan si accentuano. Agenti della difesa israeliana hanno dichiarato di aspettarsi un attacco terroristico sul fronte siriano, sebbene non abbiano discusso dell’identità degli eventuali aggressori. Alcuni funzionari israeliani hanno inoltre divulgato la notizia che Israele ha già adottato una serie di misure preventive, inclusa la costruzione di una nuova recinzione elettronica sul confine esistente con la Siria ed il dispiegamento di forze di terra.

Il termine “zona di sicurezza” è fin troppo familiare, dal momento che ricorda il concetto simile usato da Israele in Libano tra il 1985 ed il 2000. La situazione in Libano di allora era in qualche modo comparabile allo scenario che Israele teme possa svilupparsi in Siria oggi: una guerra civile in un Paese arabo vicino che si è trasformata in una minaccia alla sicurezza del nord di Israele.Una settimana prima della dichiarazione sulla minaccia terroristica, il Sunday Times aveva riportato che le FDI hanno delineato un piano per la creazione di una “zona di sicurezza” sul lato siriano dell’attuale linea di tregua, presumibilmente per potenziare la sicurezza sul lato israeliano.

Ma queste due sfide – Libano e Siria – non sono identiche. In primo luogo, l’arena libanese tra gli anni ’80 e gli anni ’90 non ha mai coinvolto il tipo di armi che potrebbero ancora essere usate sul fronte siriano. Inoltre, i 15 anni di “zona di sicurezza” dovrebbero costituire motivo per una pausa, prima che Israele si affretti a crearne una nuova in Siria.

Soprattutto, non è affatto chiaro se la “zona di sicurezza” in Libano fosse veramente necessaria. Almeno dall’inizio degli anni ’90, se non prima, il nemico numero uno di Israele era Hezbollah: a differenza dei palestinesi, l’organizzazione non aveva cercato di infiltrarsi in territorio israeliano, concentrando piuttosto i suoi sforzi sul personale militare impiegato in Libano. Si tratta di una differenza cruciale, dal momento che  la “zona di sicurezza” era stata innanzitutto creata per la difesa contro eventuali infiltrazioni in Israele; tuttavia, è stata mantenuta al costo di circa 20 morti all’anno, persino quando non vi erano tentativi di infiltrazione. Sicuramente, oggi la posizione di difesa di Israele contro Hezbollah è basata sulla deterrenza, non sull’effettiva presenza in territorio libanese.

La seconda nota d’avvertimento dell’esperienza della “zona di sicurezza” israeliana in Libano è che ha fatto più comodo a Hezbollah di quanto non ne abbia fatto a Israele. L’organizzazione ha guadagnato legittimità, status e potere nell’arena politica libanese, dipingendosi come l’unica vera opposizione alla presenza israeliana nel sud del Libano. Nel momento in cui, nel 2000, le forze israeliane hanno lasciato il Libano, Hezbollah era ormai divenuta l’organizzazione dominante del Paese, con un suo “Stato dentro lo Stato”. Meno di vent’anni prima, quando le forze israeliane invasero il Libano, Hezbollah non esisteva nemmeno; di fatti, Israele ha creato il fondamento logico per la formazione di un movimento di resistenza alla sua occupazione del territorio libanese.

Il confronto con la situazione odierna è chiaro: se Israele ha stretto degli impegni militari con le forze jihadiste globali, come le cellule di al-Qaeda attive sul lato siriano delle alture del Golan, l’azione israeliana potrebbe di nuovo portare indirettamente alla creazione di un’opposizione effettiva ed altamente motivata, non avendo ancora davvero affrontato il fronte.

La terza lezione da tenere in considerazione è l’ampio panorama strategico di Israele. Aiutando, indirettamente, la costruzione di Hezbollah in Libano, Israele ha messo nelle mani dell’Iran una vera leva sulla libertà d’azione di Gerusalemme. Diversi rapporti hanno indicato che, calcolando le possibili mosse del programma nucleare iraniano, è possibile che Gerusalemme subisca i bombardamenti di Hezbollah, come successo nella guerra del 2006. Non possiamo anticipare ora chi sarà ad affrontare le forze israeliane in Siria, ma dovremmo considerare gli effetti del suo possibile attrito sulla futura libertà d’azione di Israele.

Tutto questo non per dire che le sfide del Golan dovrebbero essere prese alla leggera. Israele potrebbe di certo affrontare nuove minacce all’indomani della caduta del regime Assad in Siria e dovrà gestirle. Tuttavia, mentre Israele ha imparato dolorosamente dal Libano, alcune soluzioni hanno semplicemente portato a nuove e più minacciose insidie. Con tutta probabilità, una soluzione basata su una “zona di sicurezza” appartiene a questa categoria.

http://www.haaretz.com/opinion/why-israel-shouldn-t-consider-a-security-zone-in-syria.premium-1.504696