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La Siria si interroga: che fine ha fatto la ragazza vestita di rosso?

Asharq al-Awsat (10/04/2012). Traduzione di Cristina Gulfi.

Chiunque stia seguendo la crisi siriana è stato sicuramente colpito dall’immagine di una ragazza tanto giovane quanto temeraria, vestita di rosso, mentre espone davanti alla sede del Parlamento uno striscione semplice ma eloquente: “Basta con le uccisioni. Costruiamo un paese per tutti i siriani”.

La ragione del clamore di questo fatto non sta nel coraggio della giovane, dal momento che il popolo siriano sta dimostrando il suo valore già da tempo ormai, quanto nel luogo in cui è avvenuto, la sede del regime.

Secondo quanto affermano gli attivisti siriani, la ragazza è stata arrestata e condotta dalle forze di sicurezza in un luogo sconosciuto dopo aver subito violenze e insulti di ogni tipo.

Rima Al-Dali, questo il suo nome, è originaria di Lattakia e studia legge all’università di Aleppo. Stava manifestando pacificamente con altri due attivisti davanti alla sede del Parlamento, un punto molto trafficato. Era vestita di rosso per ricordare il sangue versato da tanti innocenti in un anno e più di violenze. Il suo era un messaggio di pace politicamente neutrale.

Intanto si moltiplicano gli appelli dentro e fuori la Siria per la sua liberazione. Gli attivisti chiedono il suo rilascio immediato e senza condizioni e si rivolgono alle organizzazioni internazionali per i diritti umani e contro la violenza affinché intervengano nel caso.

Si teme che Rima possa subire abusi sessuali e altre forme di tortura perché questi sono i metodi che il regime adopera nelle carceri per costringere a confessare crimini non commessi o a fare i nomi di altri attivisti. Trattandosi di una ragazza, il timore è tanto più fondato.

In Siria si contano già più di diecimila morti e decine di migliaia tra feriti e prigionieri. Ciononostante gli attivisti continuano ad opporsi ad un regime che viola i diritti di chi manifesta pacificamente e non chiede altro che la fine delle uccisioni.