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La Siria e “Ginevra 5”

Siria
Quale sarà l’esito dei negoziati di Ginevra fra potenze internazionali, russi e potenze lealiste o d’opposizione per giungere ad una soluzione alla crisi siriana?

Di Burhan Ghalyun. Al-Araby al-Jadeed (26/03/2017). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

Venerdì 24 marzo sono iniziati i preparativi per la conferenza di Ginevra 5 per giungere ad un accordo politico e trovare una soluzione alla guerra in Siria, avanzata dal presidente Bashar al-Assad come risposta all’insurrezione del popolo trasformatasi in una rivoluzione violenta contro l’abuso eccessivo di potere. E prima ancora che sia dia inizio ai negoziati, sembra perdersi qualsiasi speranza di successo.

Infatti, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, dopo aver criticato l’opposizione siriana per gli ultimi attacchi al (seppur fragile) cessate il fuoco, ha in qualche modo confermato il sostegno del suo governo al regime di Assad, come espresso nelle parole del comandante delle unità militari nei pressi della città di Afrin, Andrei Volkov. Quest’ultimo non ha esitato a sottolineare l’importanza della presenza militare russa nella regione, per garantire pace e sicurezza ai confini.

I russi agiscono come se protetti da una certa legittimità internazionale che dia loro diritto di riformare la Siria secondo le proprie aspirazioni e interessi o negli interessi dei suoi alleati, in primis Israele. La Russia non nasconde di avere un piano per il futuro della Siria; al riguardo ha già formulato una costituzione per il Paese ed è ora in procinto di creare una componente militare che trasformi le milizie del regime in esercito di stato. Vuole inoltre creare dei legami e delle politiche siriane a livello regionale e internazionale e controllare la distribuzione di quelle aree che otterranno il titolo di “Paesi amici”, muovendo verso il federalismo e l’autogoverno.

Alla luce di queste dichiarazioni non vi è allora nessuna possibilità di riuscita. I russi continuano a sostenere che l’unica soluzione possibile è quella da loro proposta e non quella del popolo siriano. L’obiettivo è quello di mantenere il Paese in un perenne conflitto e privarlo del suo spessore nazionale, culturale e sociale. Ne deriva l’importanza per l’opposizione siriana di smantellare la trama russa. Non vi è alcun documento che attesti legittimità alla Russia in Siria né tantomeno essa può spingere verso il cambiamento della struttura politica o di governo né della struttura sociale del Paese. Il suo intento consiste nel manipolare i negoziatori e negoziati e favorire i suoi interessi sotto forma di colonizzazione. Spetta allora alla delegazione dell’opposizione difendere il diritto dei siriani a decidere liberamente del proprio destino e negare qualsiasi abuso della difficile situazione in cui si trova il popolo siriano e che mina alla sua sovranità e ai suoi diritti fondamentali.

È necessario siglare un accordo che garantisca autodeterminazione e conduca ad una fase di transizione, durante la quale è possibile intendersi circa i principi costituzionali in attesa di un’assemblea costituente. Il popolo siriano è il solo a poter decidere del futuro della Siria, il ché non impedisce la formazione di un governo transitorio che comprenda anche fazioni dell’opposizione.

Qualsiasi promessa avanzata dai negoziatori siriani – che siano leali al governo o dell’opposizione – o impegno preso con le parti interne ed esterne non deve ledere il diritto di sovranità del popolo. La Siria non è una delle repubbliche russe e non lo sarà mai. E i russi non hanno alcuna legittimità internazionale nel Paese che permetta loro di agire o decidere in nome dei siriani o in veste di potenza mandataria o di occupazione.

Burhan Ghalyun è un accademico siriano. Professore di sociopolitica a La Sorbonne di Parigi, è stato il primo presidente del Consiglio Nazionale siriano.

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