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La rivoluzione rubata alle donne

“Ringrazio Ashraf Khalil per avermi protetta l’altra notte” con queste parole la giornalista francese Sonia Dridi racconta le molestie di cui è stata vittima venerdì scorso a Piazza Tahrir, Cairo. Durante una manifestazione di protesta contro il nuovo presidente Mohammed Morsi la reporter è stata assalita da un gruppo di manifestanti che hanno tentato di abusare di lei.

La notizia di quanto accaduto, purtroppo, non mi stupisce come dovrebbe. “Herassment” (termine inglese per molestia) è infatti la parola che ricorre più spesso quando mi trovo parlare con giovani egiziani della situazione delle donne in Egitto.

Proprio qualche giorno fa il giornale egiziano Identity pubblicava un articolo intitolato “L’epidemia delle molestie sessuali”. La giornalista Farah Hosny poneva l’accento sulla recessione in atto in Egitto dalla rivoluzione ad oggi. Durante la rivolta migliaia di donne egiziane sono scese in piazza al fianco degli uomini ricoprendo un ruolo essenziale per la rivoluzione, prendendo parte alla formazione di quella che l’articolo descrive come “una versione dell’Egitto appartenente ad un universo parallelo”.

La stessa piazza simbolo di questa illusoria rivoluzione sociale a favore delle donne, diventa oggi il simbolo del regresso della società al clima pre-rivoluzionario. Secondo lo scrittore Alaa al Aswani, il fenomeno delle molestie sessuali contro le donne si è sviluppato in Egitto negli anni ottanta del secolo scorso, in seguito alla diffusione di un modo di pensare legato alla corrente fondamentalista Wahaabita che vede la donna prima di tutto come corpo.  A ciò si devono aggiungere le numerose campagne che hanno attaccato con forza la partecipazione delle donne alle manifestazioni politiche.

Tutto ciò fa crollare le speranze di tutte quelle persone che avevano visto nel cambiamento politico in atto in questo paese una possibilità di riscossa per le donne egiziane. Ennesima riprova di quanto oltre ad una rivoluzione politica l’Egitto, come molti altri paesi arabi, necessiti di una profonda rivoluzione sociale che metta le donne in primo piano.

Silvia Di Cesare