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“La rana e la pioggia” di Antonello Sacchetti

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Dal blog Con altre parole di Beatrice Tauro

Con l’articolo di oggi si conclude la “trilogia” sull’Iran e lo facciamo con un libro molto interessante, scritto dal giornalista Antonello Sacchetti per la Infinito Edizioni.

Sacchetti è un appassionato di Iran e questo è il suo ultimo lavoro sul Paese degli ayatollah. Per la stessa casa editrice ha già pubblicato altri libri, quali ad esempio “I ragazzi di Teheran” e “Trans-Iran. Cosa succede a chi si innamora della Persia?”.

Ed è proprio ciò che è accaduto all’autore: innamorato della Persia, della sua storia millenaria, della sua cultura e delle sue antichissime tradizioni. Ma anche del suo volto moderno, tecnologico, rivolto al progresso scientifico.

Sacchetti ci conduce per mano attraverso questo immenso Paese, la cui storia ha fatto la storia dell’umanità, soffermandosi sugli avvenimenti più recenti, dalla Rivoluzione Islamica in poi, senza però lesinare uno sguardo verso il passato, e con occhi curiosi verso il futuro.

L’Iran come metafora delle sfide che il futuro lancia e alle quali bisogna guardare senza perdere l’identità che arriva dal passato.

Il lavoro restituisce al lettore tanti piccoli frammenti della realtà iraniana che aiutano a comporre il complesso mosaico di un Paese in cui non mancano le contraddizioni, prima fra tutte quella dei diritti umani, argomento sul quale non è possibile indulgere, ma sul quale occorre tenere sempre alta la guardia e tentare tutte le strade per arrivare ad una soluzione in senso positivo.

L’autore questo lo sa perfettamente e non lo nasconde, pur lasciando trasparire tutta la sua passione per l’Iran e per tutto quello che rappresenta anche nell’immaginario collettivo occidentale.

Una notazione curiosa riguarda la scelta del titolo: “la rana e la pioggia” è il titolo di una poesia di Nima Yooshij del 1952. Secondo una credenza popolare del nord dell’Iran quando tre rane iniziano a cantare vuol dire che sta per arrivare la pioggia. La poesia era una metafora della rivoluzione che era arrivata nella “piantagione del vicino” (la Russia), ma anche di quelle che di lì a poco si sarebbero succedute in Iran, la “rivoluzione bianca” dello scià per modernizzare il paese e la Rivoluzione Islamica del 1979.

I numerosi viaggi che Sacchetti ha fatto in Iran diventano momenti di testimonianza dei cambiamenti che il paese ha vissuto e continua a vivere, in un continuo mutamento sociale, politico ed economico, a dispetto di un consesso internazionale che sembra non accorgersene.