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La posizione dei giganti del web sull’archivio dei musulmani americani

twitter sull'archiviazione dei musulmani
Twitter, Facebook, Apple, Google e Uber hanno dichiarato che non sosterranno in alcun modo la creazione di un registro di musulmani americani se richiesta dall'amministrazione Trump.

Le Monde (19/12/2016). Traduzione e sintesi di Emanuela Barbieri.

“Siamo contro la discriminazione e non parteciperemo mai alla creazione di un archivio dei musulmani americani.” Questo quanto dichiarato venerdì 16 dicembre 2016 da Frank X. Shaw, portavoce di Microsoft, sul sito Buzzfeed. Lo stesso giorno, Apple, Google, IBM e Uber si sono pronunciati similmente, unendo le fila di Twitter e Facebook. Perché queste grandi aziende si sono improvvisamente espresse all’unisono sulla questione?

Tutto è iniziato con un articolo sul sito americano The Intercept, pubblicato il 2 dicembre, dal titolo: “Tra le nuove aziende tecnologiche, solo Twitter si rifiuta di aiutare a stabilire un registro dei musulmani per Trump.” Il futuro presidente degli Stati Uniti aveva suggerito, dopo gli attacchi del 13 novembre 2015 in Francia, che avrebbe “sicuramente” creato un database per elencare i musulmani presenti negli Stati Uniti.
Donald Trump, in seguito, è stato molto vago e variegato nel rispondere alle domande a riguardo. Se il suo team della campagna ha assicurato in un comunicato che “il presidente Trump non ha mai sostenuto la creazione di un file o di un sistema che archivi le persone in base alla loro religione”, Donald Trump ha più volte confermato di aver approvato l’idea, mentre in un’intervista con ABC News, ha dichiarato che non era una lista dei musulmani, ma una “banca dati dei rifugiati.” Oggi, la sua posizione sul soggetto non è ancora chiara.

The Intercept poneva alle grandi società del web questa domanda: “[nome della società], se richiesto dall’amministrazione Trump, acconsentirete alla vendita di prodotti, servizi, informazioni o consigli di qualsiasi tipo per contribuire a creare un registro nazionale dei musulmani, un progetto evocato dalla squadra di transizione del presidente eletto?”
Twitter soltanto ha accettato di rispondere alla domanda con un semplice “no”. Gli altri non avevano risposto, a parte Microsoft: “Non commentiamo sulle nostre intenzioni.”

L’email di Facebook inviata per sbaglio
La storia avrebbe potuto finire lì. Ma pochi giorni dopo, un portavoce di Facebook trasmette erroneamente a Buzzfeed un e-mail indirizzata a un altro dipendente dell’azienda. In questo messaggio informale, il portavoce descrive questo caso come uno “straw man argument“, ovvero una tesi che una parte in una discussione attribuisce all’altra parte, malgrado quest’ultima non l’abbia sostenuta.
E-mail che Buzzfeed decide di rendere pubblica il 14 dicembre. Facebook è di nuovo spalle al muro: l’azienda non può più tacere. Rilascia finalmente una dichiarazione a diversi media, in cui si pronuncia: “Nessuno ci ha chiesto di costruire un registro dei musulmani e, naturalmente, noi non lo faremmo. ”
Facebook e Twitter si sono così espresse sulla questione e le altre grandi aziende del settore, fino a quel momento mute, hanno deciso di seguire l’esempio. “Crediamo che le persone dovrebbero essere trattate allo stesso modo a prescindere dal loro credo, dal loro aspetto, da chi amano. Non ci hanno chiesto niente, ma in caso ci opporremo a un tale passo”, ha detto un portavoce di Apple.

Google, IBM, Uber, Lyft, Medio e Uber hanno espresso la stessa posizione. Ora, gli occhi si rivolgono alle aziende che non hanno detto niente come Oracle, il cui amministratore delegato, Safra Catz, si è unito al team di transizione di Donald Trump.
Appuntamento con Donald Trump
Il dibattito si presenta quando associazioni per la difesa delle libertà digitali hanno denunciato il modo in cui le autorità a volte sfruttano i dati provenienti da queste piattaforme. La polizia degli Stati Uniti ha usato quelli di Facebook e Twitter per tracciare i manifestanti. L’ennesima dimostrazione di come queste informazione, insieme con l’analisi dei dati o gli strumenti di riconoscimento facciale, sono in grado di essere utilizzate a scopo di monitoraggio.
Mercoledì scorso, i rappresentanti di 11 giganti del web sono stati ricevuti dal presidente degli Stati Uniti nella Trump Tower di New York, ma non sappiamo se questa questione è stata sollevata.

 

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