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La nuova jahiliyya del mondo arabo

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Il mondo arabo ridisegnato

Di Fahmy Haueidi. As-Safir (25/10/2016). Traduzione e sintesi di Laura Formigari.

In questi giorni il mondo arabo sta assistendo inerme alla ridefinizione della sua mappa.

Se da una parte Erdogan riapre la ferita del Trattato di Losanna criticando la cessione delle isole greche in cui, a suo dire, “gli abitanti possono sentire gli altoparlanti di Istanbul” e della Tracia occidentale dove ancora oggi vivono numerosi turchi musulmani, dall’altra giustifica il dispiegamento di forze turche in Siria e Iraq, tirando in causa i diritti della Turchia sulla regione. Anche se il presidente turco ha affermato più volte che il suo paese non ha mire espansionistiche e che le operazioni effettuate fuori dai suoi confini hanno come scopo la sola sicurezza del paese, non si fermano le voci riguardo le ambizioni del regime nella regione. Al fianco degli scettici vi è l’opinione cui Ankara vuole conservare la demografia storica sunnita della regione e che sia preoccupata per un indirizzamento verso una maggioranza sciita sotto l’influenza dell’Iran, “come a Mosul, ad esempio”.

Mentre la Turchia sta combattendo in Siria e Iraq e mantiene una presenza militare nella città di Bashiqa (sotto il controllo del Governo Regionale del Kurdistan), l’Iran è andato oltre ampliando la sua influenza, la sua forza militare e di intelligence, in modo da diventare parte dell’equilibrio politico in Siria, Iraq, Yemen, Libano. Anche se i due paesi mantengono buone relazioni commerciali e politiche, il conflitto in Siria e Mosul ha scoperto politiche discrepanti. È interessante notare che l’Iraq, sotto l’influenza iraniana, sta attraversando una fase di rimodellamento in termini geografici, etnici e confessionali. È quello che sta accadendo, seppur in gradi diversi, in Siria e Yemen. Il Libano inoltre, dopo la nomina alla presidenza di Michel Aoun, sostenuto da Hezbollah, mostra come gli interessi della potenza iraniana siano tutti da giocare sul tavolo internazionale, dove si ridisegnerà la mappa della regione.

In questo contesto si inserisce anche la questione curda: se la regione del Kurdistan iracheno è pronta per l’indipendenza, il caos che ha colpito la Siria ha incoraggiato i curdi siriani a annunciare un sistema federale che rappresenta un terzo del territorio siriano, nel nord del paese. L’aspirazione a creare uno stato curdo non è più un sogno di pochi e questo ha sollevato il morale del PKK e dei 14 milioni di curdi che risiedono in Turchia. Ovviamente queste vicende hanno avuto grande risonanza presso il governo turco, che guarda alle attività dei curdi siriani sui suoi confini meridionali.

Infine Israele che si trova in una situazione di “relax strategico” come mai prima nella sua storia: ha lanciato nuove campagne di insediamento nei Territori Occupati e ha annunciato un progetto ferroviario per lo sviluppo dei collegamenti regionali dal porto di Haifa fino ad Amman. Dietro ai discorsi sui servizi alla popolazione, possiamo leggere l’ingresso della diplomazia israeliana nella penisola arabica, alla luce della richiesta di normalizzazione dei rapporti.

Daesh (ISIS), invece, rimane una bolla senza futuro nel mondo arabo, conseguenza e non causa di una crisi che ha portato il mondo arabo a lasciare il suo destino nelle mani di Mosca e Washington. Chi ha fatto abortire il sogno della Primavera Araba ha coperto il vuoto che si stava estendendo sul mondo arabo. E questo è il risultato.

Fahmy Haueidi è uno scrittore egiziano.

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