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La leadership dei BRICS sarà testata in Siria

Siria - intervento umanitarioDi Salman Shaikh. Asharq Al-Awsat (25/03/2013). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi

La tragedia umanitaria in atto in Siria è con buona probabilità la crisi più grave che il mondo si trova oggi ad affrontare. Finora la risposta alla drammatica situazione in cui versa popolazione civile è stata del tutto inadeguata. Secondo un recente rapporto dell’UNICEF, due milioni di bambini si ritrovano mutilati, orfani e malnutriti a causa della guerra – un’intera generazione “segnata a vita”. Più di un milione di persone, tre entro la fine del 2013, cerca rifugio in Turchia, Libano e Giordania – una bomba ad orologeria per Paesi dall’equilibrio sociale precario.

L’intervento nelle zone in mano ai ribelli, dove c’è più bisogno d’aiuto, è estremamente limitato in quanto, in base alla risoluzione 46/182 dell’Assemblea Generale, le Nazioni Unite non possono operare senza il consenso del governo siriano. È tempo tuttavia che la comunità internazionale autorizzi una risposta umanitaria più efficace alla crisi siriana. Un passo avanti potrebbe venire da un supporto più deciso di Brasile, India e Sud Africa, soprattutto in vista del vertice dei BRICS che si terrà a Durban la settimana prossima.

Perchè proprio loro? Perché data la crescente influenza sulla scena mondiale, questi Paesi dovrebbero fare pressione su Cina e Russia, ma anche sfruttare i canali diretti con il regime affinché acconsenta a operazioni umanitarie. Bouthaina Shaaban, consigliere di Assad, si è già recata in India e Sud Africa chiedendo di intervenire per mettere fine alla violenza e incoraggiare l’apertura di un dialogo. Va da sé che una diplomazia così cinica dovrebbe incontrare una maggiore determinazione a salvare i civili.

Data la situazione di emergenza sul territorio siriano, un’operazione umanitaria transfrontaliera potrebbe non essere sufficiente. Per proteggere i civili e garantire il passaggio sicuro delle organizzazioni umanitarie e dei rifugiati, bisogna assolutamente stabilire un corridoio e aree sicure lungo i confini sensibili della Siria.

I BRICS e i loro partner internazionali dovrebbero essere pronti ad approvare tali misure. È la situazione a richiederlo. Perlomeno devono esigere da Assad che permetta alle Nazioni Unite di varcare le frontiere per raggiungere i civili in stato di bisogno. L’ONU è l’unica organizzazione in grado di fornire aiuto in aree frammentate. Un intervento umanitario sul territorio siriano eviterebbe la politicizzazione dell’assistenza e al tempo stesso assicurerebbe un’azione coordinata in settori cruciali quali acqua, sanità, ricostruzione di infrastrutture, assistenza alimentare ed educazione. L’obiettivo sarebbe soddisfare i bisogni essenziali della popolazione e sostenere i principi umanitari fondamentali in questo sanguinoso conflitto.

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