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La guerra nello Yemen e le manovre politiche. Siamo vicini a una soluzione?

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La situazione attuale nel Paese necessita di un consenso politico urgente tra i poteri conflittuali, e l'amnistia potrebbe essere la chiave delle soluzioni.

Di Fadel al-Sabahi. Al-Ray al-Youm (26/09/2017). Traduzione e sintesi di Cristina Tardolini.

I combattimenti in corso tra le parti in conflitto all’interno dello Yemen, ovvero le forze a favore degli Houthi da un lato e quelle leali agli Hadi dall’altra parte, sono solo delle mere manovre politiche per imporre certe condizioni o per scaricare i paesi della coalizione che non sono in grado di risolvere la guerra.

La situazione attuale nel Paese necessita di un consenso politico urgente tra i poteri conflittuali, e l’amnistia potrebbe essere la chiave delle soluzioni. Gli yemeniti devono riuscire a riconciliarsi e coesistere gli uni accanto gli altri: nessuno può risolvere il conflitto annullando l’altro o rimuovendolo dalla scena politica; potranno esserci pace e armonia solo quando tutte le forze saranno coordinate con lo scopo di rimodellare l’immagine del futuro stato dello Yemen.

A giudizio di molti, il popolo yemenita è perfettamente in grado di vivere insieme pacificamente e godere della grandezza del proprio Stato: è suo dovere cercare sicurezza, tranquillità e avere diritto a condizioni di vita decenti, lontano dalla paura, dalle cospirazioni e dalle immagini di morte che ormai sono diventate familiari nella vita quotidiana degli yemeniti. In particolare, i governanti dell’Arabia Saudita devono astenersi dal continuare questa guerra che interessa l’intera regione e devono provvedere a riparare i danni causati dalla guerra, in virtù dei rapporti storici e fraterni tra i due paesi, ben consolidati e trattati con trasparenza, in particolare riguardo gli interessi sauditi in Yemen.

I cittadini yemeniti sperano che venga chiarita la situazione del loro paese, sia in termini di interessi economico/politici che dal punto di vista umanitario, dello sviluppo e degli investimenti, fidandosi della saggezza dei leader del Golfo e del loro professato affetto per lo Yemen, sentimento che si estende sin dai tempi dello sceicco Zayed bin Sultan Al-Nahyan: la sua presenza è ancora testimoniata in molti paesi, tra cui lo Yemen con la diga di Marib voluta dallo stesso sceicco, che incarna tutto lo spirito arabo di Zayed e il suo amore per questo paese.

Il Ministro degli Esteri saudita Adel al-Jubair sostiene che la soluzione da applicare alla guerra deve essere prettamente politica, mentre Ould Cheikh, il rappresentante delle Nazioni Unite (le quali non sono rimaste silenziose, ma hanno condannato il conflitto e ne hanno richiesto la cessazione), sottolinea che una soluzione militare non è più possibile ed il dialogo è l’unica soluzione per una completa riconciliazione nazionale nel nuovo stato dello Yemen, che possa esssere finalmente in grado di ospitare tutti.

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