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“La festa light”: la poetessa Dalila Hiaoui rivisita la cucina marocchina

di Dalila Hiaoui (Sayidaty.net 04/05/2012) – Traduzione di Claudia Avolio

 

Il destino ha voluto che non potessi festeggiare con le mie care cugine raggiungendole a Parigi. Questo perché stavo vivendo un periodo di intenso stress lavorativo che mi ha messa a dura prova. La tensione si è messa di mezzo, e nel guardarmi allo specchio temevo di restare sorpresa nello scorgervi il viso di un vampiro all’alba. Mi dedicavo al mio lavoro anima e corpo: la giornata lavorativa iniziava alle 8.00 di mattina e non terminava prima delle 6.00 o 7.00 di sera. Senza contare le tre ore trascorse, come se non bastasse, nel viaggio di andata e ritorno.

 

Essendo io tra i favorevoli alla teoria dell’adattarsi e dell’integrarsi nelle comunità ospitanti, e alle attività che mettono tale teoria in pratica, ho scelto di festeggiare con del buon cibo, che ho trovato in abbondanza al supermercato vicino al mio lavoro. Così lo avrei condiviso con le mie amiche arabe! Mi sono recata al mercato nel reparto alimentare, alla ricerca di ingredienti per i piatti principali della festa: gli spiedini di fegato e carne, e il tajine tkalya – quello con l’agnello. Ho conservato ciò che avevo comprato nel frigorifero del ristorante della mia organizzazione, così i prodotti non si sarebbero sciupati. Ho promesso ai colleghi e ai cuochi una bella porzione di quelle pietanze per l’indomani…

 

Attorno alle nove di sera, mi sono rimboccata le maniche e ho messo a bagno la carne con le spezie romane lasciandole per più di un’ora a macerare. Invece della cottura alla brace degli spiedini di fegato e carne, ho optato per una cottura più dolce, grazie all’aggiunta di un po’ d’olio vegetale. Un gesto dovuto al fatto che tengo molto alla mia salute e a quella delle mie amiche, nel ritrovarci come molti altri a fare i conti coi valori della glicemia, della pressione, del colesterolo… Inoltre ho sostiuito i ceci macerati per il tajine con quelli in scatola. Poi al posto dei peperoni del Maghreb meridionale, sudanesi, dall’intenso sapore e colore, ho usato dei bei peperoni del sud Italia che sembrano arance! E quel cumino del Maghreb centrale con quel suo tipico aroma pungente l’ho sostituito con un cumino più delicato, dell’India o del Bangladesh. I limoni delle antiche e nobili città, conservati sotto sale, li ho sostituiti con l’aceto di mele, privo d’alcohol. Al pane di grano tenero che è solito accompagnare le pietanze, ho preferito piccoli panini piatti e rotondi, messicani.

 

La mattina del fatidico pranzo – a base di piatti della tradizione, in teoria; un tripudio d’ingredienti cosmopoliti, nella pratica – ho trascorso un’ora e mezza sui mezzi pubblici romani, su e giù dal ventre fino alla superificie della nostra Madre Terra. Tra metropolitane ed autobus in cui i turisti fanno chiasso più degli studenti e dei lavoratori. E nonostante non ne potessi più, mi sono trovata a sorridere a quei visi. Proprio io che a lungo, per molte mattine, mi sono lamentata in tutte le lingue (anche quelle che non conosco!) del sovraffollamento, dei ritardi, del calpestarsi i piedi, dell’urtarsi, ora stavo sorridendo. Perché già fantasticavo di ciò che di lì a poco avrei vissuto: avrei scorto la gioia della festa sui visi delle mie amiche egiziane, siriane, palestinesi. Intorno a un pranzo all’insegna del light, a cui si addice d’essere servito in semplici piatti di plastica. E che ogni festa ti sia lieta, Eva che rappresenti tutte le donne, a cavallo della libertà lungo la distesa dell’uguaglianza.

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Claudia Avolio

5 Comments

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  • Un abbraccio forte forte!!! Claudia!!! hai disegnato un sorriso dai raggi di sole sotto il celo grigio che copre Roma stamattina!!! Grazie di cuore!!!

  • Grazie di cuore a te!!! I raggi più luminosi di questo sole li disegni tu e li disegnano Giusy e Zouhir che hanno pensato e realizzato questo progetto di ArabPress, che ci dà la possibilità di incontrarci e condividere storie che altrimenti non avremo la fortuna di trovare. Lavorare con voi, e per voi, insieme a tutti quelli che lavorano qui, fa bene al cuore. Come questa pioggia romana che come dice Adonis “non è pioggia, ma tante imbarcazioni per le lacrime”. Grazie del desiderio di poesia, poetessa Dalila, che tu risvegli in noi. Se ne ha sempre infinito bisogno. Un abbraccio da Claudia.

  • Come al solito la poesia è di più in quello che fai che in quello che dici dove già sei eccezionale, sarebbe stato fantastico sentire anche solo il profumo del tripudio di sapori

  • cosi mi e stato molto colpito nella tua traduzione e la vostra capacita di assemblare il significato e il contesto in un’unita’ armonica. sei veramente ” Turdjumanat al – ash waq”