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La composizione dell’Islam politico in Tunisia

La settimana scorsa, l’11 maggio, il governo di Tunisi ha ufficialmente accettato la formazione del primo partito che si definisce salafita del Paese: Hizb Jabhat al-Islah al-Islamiyya al-Tunisiyya (Partito tunisino del Fronte riformatore), guidato da Mohammed Khoja. Dalla caduta di Ben ‘Ali, si tratta del primo riconoscimento ufficiale dato a un movimento che si dichiara salafita e ciò potrebbe creare un nuovo tipo di competizione in Tunisia, tutto interno al mondo dell’Islam politico. La maggiore forza politica del Paese, al-Nahda, non sembra infatti essere più l’unica espressione dell’islamismo tunisino, come del resto sembrava evidente già da mesi, con l’emergere di vari gruppi più o meno radicali.  

Il riferimento è al movimento che fa capo a Abu ‘Ayyad, il cui vero nome è Sayfallah Ben Omar Ben Hassine – ex detenuto dal precedente regime tunisino con l’accusa di terrorismo e liberato dopo la caduta di Ben ‘Ali – e che prende il nome di Ansar al-Shari‘a fi Tunis (Sostenitori della Shari‘a in Tunisia). Si tratta di un’organizzazione che agisce sul territorio tunisino, anche tramite azioni sociali quali la donazione di beni di prima necessità alle persone colpite dalle alluvioni, ma anche con manifestazioni nella capitale Tunisi e nei centri culturali come moschee e università, con slogan  che inneggiano all’applicazione della legge islamica. A ben guardare, però, tale movimento può essere definito “radicale” – se non “jihadista” – piuttosto che salafita nell’accezione originaria del termine.

Cosa rappresenta, dunque, il nuovo partito al-Islah, rispetto ad al-Nahda da un lato e, dall’altro, ad Ansar al-Shari‘a? Lo stesso nome Islah è il termine con cui viene definita la stagione del riformismo islamico a cavallo tra ‘800 e ‘900 e che, a tutt’oggi, può essere designato come il vero e originario movimento salafita in seno all’Islam. La stessa scelta di entrare in politica da parte di al-Islah potrebbe significare una parziale presa di distanza rispetto ai gruppi più radicali, i quali appaiono più anti-sistemici. Quello che si prefigura in Tunisia potrebbe quindi essere un confronto interno all’Islam politico con tre attori: uno che rappresenta la parte apparentemente più moderata e istituzionale (al-Nahda); una sua controparte di stampo salafita (al-Islah) e, infine, un movimento radicale che agisce al di fuori delle istituzioni, le cui caratteristiche non sembrano ancora essere del tutto chiare.

 Stefano Maria Torelli

About the author

Zouhir Louassini

Zouhir Louassini. Giornalista Rai e editorialista L'Osservatore Romano. Dottore di ricerca in Studi Semitici (Università di Granada, Spagna). Visiting professor in varie università italiane e straniere. Ha collaborato con diversi quotidiani arabi tra cui al-Hayat, Lakome e al-Alam. Ha pubblicato vari articoli sul mondo arabo in giornali e riviste spagnole (El Pais, Ideas-Afkar). Ha pubblicato Qatl al-Arabi (Uccidere l’arabo) e Fi Ahdhan Condoleezza wa bidun khassaer fi al Arwah ("En brazos de Condoleezza pero sin bajas"), entrambi scritti in arabo e tradotti in spagnolo.

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