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La battaglia per il Qalamoun

Qalamoun

Di Jean Aziz. AlMonitor (11/05/2015). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi.

Dal 6 maggio, lungo il confine siro-libanese, imperversano gli scontri tra l’esercito siriano ed Hezbollah da una parte e Daesh (ISIS) e il Fronte al-Nusra dall’altra. Per capire quella che è ormai nota come la battaglia per il Qalamoun, occorre mettere in prospettiva diversi fattori.

Il Qalamoun è una regione arida e montuosa lungo il confine occidentale della Siria con il Libano. Si estende per 600 chilometri quadrati, dallo Zabadani a sud-ovest ad An-Nabk a nord-est. Include una strada verso Damasco a sud-est e verso Homs a nord. Si presume che migliaia di terroristi appartenenti a Daesh e al-Nusra, dopo aver perso posizioni come Qusair e An-Nabk, abbiano fatto di questa zona impervia la loro roccaforte.

Il Qalamoun è adiacente alla Valle della Bekaa ed è un passaggio naturale verso altre tre regioni del Libano: l’Arsal a nord, la Bekaa Occidentale a sud e Britel-Baalbek al centro. Le prime due hanno una popolazione prevalentemente sunnita e circa 90.000 rifugiati siriani, mentre gli abitanti di Baalbek sono per la maggioranza sciiti.

Questa configurazione geografica aiuta a capire le dimensioni della lotta tra oppositori e sostenitori del regime siriano, una lotta che è anche tra sunniti e sciiti. Ma si tratta soprattutto di una battaglia per il controllo di questa regione. Due diverse interpretazioni sono dunque a confronto.

La prima, appartenente alle forze a favore del regime siriano e Hezbollah, suggerisce che i terroristi lungo il confine siriano-libanese non accetteranno di rimanere in quel territorio così arido. Piuttosto, proveranno a rompere l’assedio infiltrandosi in Libano, specialmente nelle regioni abitate dai rifugiati siriani e dai libanesi loro sostenitori.

La seconda visione, cioè quella degli oppositori di Assad, indica che la battaglia per il Qalamoun è decisiva perché il confine siriano con il Libano è l’ultimo parzialmente sotto il controllo del governo di Damasco. Il regime siriano e Hezbollah, quindi, devono combattere questa battaglia per mantenere l’ultimo pezzo di territorio aperto dall’occidente libanese verso Damasco.

A prescindere da quale delle due interpretazioni sia corretta, la battaglia iniziata il 6 maggio era inevitabile. Gli scontri sono scoppiati all’alba, in diverse zone di fronte alla città siriana di Assal al-Ward e sono andati avanti per due giorni.

Il 7 maggio, miliziani di Hezbollah hanno lanciato una serie di operazioni rapide e limitate, insieme ad altre condotte da est dall’esercito siriano. In questo modo sono riusciti a stringere la presa su Assal al-Ward e a collegare la regione alla città sciita di Brital, vicino a Baalbek.

Hezbollah e l’esercito siriano hanno raggiunto importanti obiettivi militari: hanno separato i miliziani presenti nello Zabadani da quelli nel Qalamoun; hanno impedito loro ogni collegamento logistico e, di conseguenza, la possibilità di assistere Daesh; hanno messo ogni singola regione sotto assedio in vista dei prossimi scontri.

I movimenti sul campo indicano che la battaglia vera e propria è imminente e potrebbe aver luogo nella seconda metà di maggio. L’obiettivo è chiaro: espandere il controllo che l’esercito siriano ed Hezbollah esercitano sulle regioni di confine, espellendo i miliziani e unendo le aree in cui è presente l’esercito siriano (ad est) con quelle dove si trova Hezbollah (ad ovest).

Jean Aziz scrive per Al-Monitor e Al-Akhbar. È anche docente universitario di comunicazione.

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