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L’arabo come lingua del sesso

Zoom 26 ago araboDi Sarah Irving. Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

La copertina dell’edizione canadese del libro di Shereen el-Feki dal titolo Sex and the Citadel raffigura uno splendido lavoro del calligrafo iracheno Wissam Shawkat: il corsivo arabo si avvolge su sé stesso creando la forma di un corpo di donna, costituito da parole riferite al sesso da tempo ormai dimenticate.

Il complesso simbolismo celato da quest’immagine si adatta perfettamente al libro di Shereen el-Feki. Come dichiarato dall’autrice, l’arabo possiede – o almeno possedeva – più di un migliaio di verbi dedicati al solo atto sessuale. I manoscritti in arabo classico contenuti nelle collezioni rare sono pieni di descrizioni ridenti e altamente esplicite sul sesso, le quali parlano di eguaglianza, di piacere femminile e di appagamento reciproco. Lungi dal trattarsi di una sorta di porno medievale arabo, questi libri erotici erano approvati dalla religione, in quanto i loro consigli erano considerati parte dei doni di Dio all’umanità.

El-Feki si domanda: se quest’attitudine verso il sesso – illuminata, aperta, positiva – è così forte nella cultura araba e islamica, dov’è finita? Perché il sesso è ancora la grande “tensione irrisolta” di molti matrimoni e l’ultimo grande tabù dei dibattiti pubblici nel mondo arabo?

Gli stereotipi occidentali potrebbero dare delle risposte facili, e disinformate, a queste domande, coinvolgendo il “fondamentalismo islamico” e il controllo dell’uomo sulla donna. Con il suo libro, el-Feki dimostra che la situazione è molto più complessa, a volte addirittura l’inverso delle congetture occidentali.

Per quanto riguarda le relazioni omosessuali in Medio Oriente, il libro offre le testimonianze di alcuni intervistati, come Munir, un operaio egiziano che ha relazioni con altri uomini: è stato arrestato e torturato dalla polizia e ha sofferto per la sua condizione sessuale per gran parte della sua vita; tuttavia, rifiuta ancora la politica dell’identità del movimento occidentale di liberazione gay, insistendo sul fatto che desidera – e crede sia possibile – una vita che combini il rispetto e la libertà sessuale con un società dai valori islamici.

Parlando con alcune giovani divorziate in Egitto, el-Feki ha scoperto che non vogliono uno stile di vita “occidentale” con molti partner sessuali: quello che queste donne vogliono sono uomini che le rispettino, vogliono provare un senso di idillio amichevole nei loro matrimoni, considerato molto più prevalente in Europa o negli Stati Uniti.

Il libro è stato presentato al Festival Internazionale del Libro di Edimburgo – una manifestazione alquanto aristocratica, ancora dominata da “nobildonne”, uomini con frangette flosce e costosi completi troppo stretti, liberali della classe media che si offenderebbero se si etichettasse il loro atteggiamento nei confronti del Medio Oriente col termine “colonialista”. La demolizione fresca e schietta degli stereotipi operata da el-Feki ha provocato alcune perplessità a Edimburgo, ma la sfida più grande è lo stesso pubblico arabo. Nessun editore arabo ha ancora accettato di pubblicare il libro e l’edizione inglese non verrà venduta né in Arabia Saudita, né negli Emirati Arabi, i due mercati principali di cui avrebbe bisogno per essere scelto da un editore arabo.

Il “successo”, secondo Shereen el-Feki, sarebbe vedere il suo libro sul tavolino da caffè di una delle donne che ha intervistato. Probabilmente ci vorrà ancora un bel po’ di tempo.

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