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Kabul: sangue e burqa

Fatima, 22 anni, afghana. Alla guida di un minibus si è lasciata saltare in aria nei pressi dell’aeroporto di  Kabul con 200 chili di esplosivo, uccidendo altre 12 persone. Mentre guardo la foto di quel corpo dilaniato, per un attimo provo ad immaginare la sua vita. Cosa  faceva  Fatima, come e con chi viveva, e soprattutto, cosa sognava, ammesso che avesse dei sogni. Quel gesto estremo è forse l’espressione di una vita altrettanto disperata? Come per le kamikaze cecene infatti, queste donne spesso non hanno più nulla da perdere e ad azionare il telecomando a distanza, a volte, sono gli stessi mariti e parenti.  Ma dopo questa prima considerazione, apprendo dai media che il movente che l’ha resa protagonista di morte e sangue, sembrerebbe lo stesso che in questi giorni sta infiammando il mondo islamico, dalla Libia all’Egitto, dal Pakistan all’Indonesia,  al Sudan, all’Iran e perfino a Sydney, ovvero il rozzo trailer di un film di scarsissima qualità cinematografica ma altamente provocatorio e offensivo nei confronti del profeta Maometto, L’innocenza dei musulmani,  che avrebbe inoltre causato la morte dell’ambasciatore americano in Libia per rappresaglia. Il contenuto è ormai ben noto, i protagonisti anche, così come  il sangue e l’odio che ha sparso. L’attentato di Kabul intanto, è stato rivendicato da Hezb-e-islami, movimento islamico dello storico signore della guerra Gulbuddin Hekmatiyar,  motivo in più dunque, per pensare che la scelta di Fatima, forse, tanto scelta non era stata.

Il portavoce del movimento, Haroon Zarghoon, ha confermato che l’attentato è stato  la risposta al film anti islam. ma già qualche giorno prima a Camp Bastion, a sud di Helmand, sempre per protesta contro lo pseudo film, un gruppo di talebani aveva ucciso 2 membri della Nato e danneggiato aerei e edifici della base. Proteste e scontri tra manifestanti e forze di polizia afgane si sono susseguiti in tutta la città di Kabul. Anche lo scorso anno a Mazar-e-Sharif, otto dipendenti delle Nazioni Unite erano stati uccisi durante le manifestazioni contro il pastore americano Terry Jones che aveva bruciato alcune copie del Corano in Florida e che pare abbia supportato anche  il film incriminato. Proteste, odio e sangue in un Afghanistan che sembra non avere il diritto di respirare.

Soraya Parleeka, presidente dell’Unione delle donne afghane, su Afghanistan today ha condannato le violenze affermando  che ognuno ha il diritto di manifestare ma che le manifestazioni hanno spesso una propria cultura e dinamica e che quelle che si svolgono in Afghanistan hanno spesso già insita la violenza, che attende soltanto di esplodere. “Queste manifestazioni sono violente e selvagge dice – e in nessun caso possono essere considerate civili “.

Nello stesso articolo mi colpisce e mi fa riflettere quanto afferma Naeem Nazarim, capo dell’organizzazione Civil Society and Human Rights Network: “Quando in un altro paese gli estremisti offendono i nostri principi e valori religiosi, essi conoscono la nostra debolezza, sanno che possono verificarsi  focolai di violenza, e cercano così di dimostrare che i musulmani sono persone violente.”

Impossibile credere che un oltraggio del genere potesse  passare inosservato, ma se le vignette più o meno satiriche del settimanale francese Charlie Hebdo hanno ulteriormente infuocato gli animi  (solo nelle ultime ore  altri 19 morti in Pakistan con centinaia di feriti in tutto il paese), e riacceso il dibattito internazionale sul confine tra libertà d’espressione e pura provocazione tesa a fomentare l’odio e a denigrare  il credo religioso, nulla potrà mai giustificare la violenza che va comunque e sempre condannata. E oltre al mistero su cosa e chi diriga la “regia” di questi eventi, c’è un altro pensiero che mi turba e non mi abbandona. Fatima. Perché l’ha fatto? Azzardo una sola, amara risposta. Forse, dentro, Fatima era già morta e sotto quel burqa non restava altro che una non persona uccisa dal maschilismo di una società che annienta femminilità, intelligenza e sentimenti di esseri umani considerati inferiori.

Katia Cerratti

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2 Comments

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  • Grazie per questo articolo. In questo giorni mi sono chiesta piú volte la ragione per cui le provocazioni gratuite verso il mondo islamico vengano lanciate alla vigilia delle elezioni americane…stai scrivendo qualcosa in proposito?

    • Grazie Sandra per il tuo commento. La tua ‘giusta’ riflessione aprirebbe un lungo dibattito, ma al momento sono più orientata a scrivere di diritti umani in Iran, Afghanistan e Pakistan. In futuro magari, mi addentrerò anche in questo tipo di analisi. Grazie e buona lettura!