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Joumana Haddad: la mia lista delle cose da fare prima di morire

Di Joumana Haddad. Now Lebanon (12/05/2014). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

“Questi boschi sono incantevoli, scuri e profondi, ma io ho promesse da mantenere e miglia da percorrere prima di dormire, e miglia da percorrere prima di dormire.” — Robert Frost

Mentre stavo spendendo il mio tempo quotidiano faccia a faccia col cuscino – quel momento del giorno in cui tutte le idee e i pensieri dell’universo decidono di affollare la tua mente prima che ti addormenti – cercando di scegliere in quale Paese stabilirmi da qui a qualche anno, perché come molti altri libanesi non ne posso più (delusione, frustrazione, corruzione, stallo, paura, menzogne​​, minacce, incertezza, ecc.), è arrivato l’articolo del Huffington Post  che elenca nove posti che bisogna assolutamente vedere prima di morire. Il Libano ha ottenuto la sesta posizione, battendo Londra, Guadalupe e Hawaii.

Cosa posso dire? Devo ammettere che ho accolto la notizia con un misto di orgoglio e di smarrimento. Voglio essere imparziale, il più imparziale ed obiettiva possibile. È vero, potrei non essere capace di valutare nel modo giusto le meraviglie del mio Paese perché la mia esperienza è stata rovinata da decenni di pessime interazioni con il suo ambiente politico e sociale. Mi rendo conto che ci sono un sacco di cose che noi semplicemente non possiamo vedere ed apprezzare “dall’interno”. Riconosco anche il fascino che questa terra può esercitare e i numerosi privilegi che può offrire ai visitatori che, diversamente da me, non sono stati violentemente privati della possibilità di innamorarsene follemente e ciecamente. Però il Libano sulla lista delle cose da vedere prima di morire, mentre posti come Rio de Janeiro, Buenos Aires, Tokyo e Venezia sono stati ignorati?

Non fraintendetemi: sono felice per il Libano. Sono entusiasta di sapere che è una meta ambita per alcune persone, contro ogni previsione. E forse, solo forse, questa potrebbe rivelarsi una soluzione a tutti i nostri problemi: perché coloro che non vedono l’ora di visitare il Libano prima di morire non fanno a cambio con chi tra noi è in attesa di uscirne il prima possibile? Non sarebbe una situazione win-win? Sono sicura che non sarebbe difficile trovare quattro milioni di persone là fuori che vorrebbero avere un assaggio dell’esperienza libanese.

Ecco la proposta, gente di tutto il mondo:

Prendete la  montagna dei rifiuti di Karantina e dateci gli altipiani andini del Perù. Prendete la soffocante autostrada Beirut-Jounieh e dateci una tranquilla spiaggia greca. Prendete Michel Aoun e dateci un gruppo di uomini irlandesi ubriachi in una taverna di Dublino. Prendete Hezbollah e dateci la tribù Guarani dell’Uruguay. Prendete le nostre case costosissime e dateci un’amaca alle Maldive. Prendete la voce irritante di Gebran Bassil e dateci la musica di un liuto mongolo. Prendete la  nostra crisi economica e dateci un po’ di baht thailandesi. Prendete Nabih Berri e dateci un alligatore nelle Everglades. Prendete il vuoto presidenziale e dateci il cratere del Kilimanjaro. Prendete le nostre interruzioni elettriche e dateci la luce dell’alba di Cartagena. Prendete tutto ed esplodete. Abbiamo avuto più di quello che ci spettava, ed è giusto che anche voi abbiate il vostro.

Vedete, per me e molti altri, il Libano è diventato un luogo noi dobbiamo assolutamente lasciare per non continuare a morire.

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