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Israele ha sottovalutato la volontà di Hamas e della Palestina di attaccare

Di Ben Caspit. Al-Monitor (04/07/2014). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

Nel giro di 24 ore, due delle più longeve e stabili premesse della difesa israeliana sono venute meno. La prima era che Hamas era stato dissuaso: cercando di evitare l’escalation, a rigor di logica, Hamas era interessato alla quiete ad ogni costo.

La seconda premessa era che lo scoppio di una terza intifada nei territori occupati fosse improbabile. Non c’era alcuna energia negativa o massa critica che potesse esplodere in un qualsiasi momento. In base a questa premessa, la popolazione palestinese voleva la quiete. Stanca dei tanti anni di scontri, voleva migliorare i propri standard di vita.

Il pomeriggio del 2 luglio, ho parlato con un alto funzionario della sicurezza israeliana che ha mi ha detto: “Abbiamo la netta impressione che Hamas non abbia intenzione di accendere la miccia, anzi il contrario. Vista la sua effettiva sofferenza strategica, l’ultima cosa di cui ora Hamas ha bisogno è un’ondata di violenza. Vuole la quiete”.

Le parole del funzionario sono arrivate in un momento in cui sembrava che la situazione si stesse calmando. Ufficiali della difesa israeliana avevano stimato che il giorno dopo sarebbe andata ancora meglio e che la quiete sarebbe durata. Ma il 3 luglio, circa 33 missili sono stati lanciato sul villaggio di Sderot e altre località del Sud. I portavoce di Hamas – tutti a volto coperto – hanno tenuto una conferenza stampa nella quale hanno sparato una raffica di nuove minacce contro Israele. Per la prima volta dall’operazione “Colonna di Nuvola” nel novembre 2012, è stato Hamas stesso a lanciare razzi reclamandone la responsabilità. La previsione di Israele era sul punto di collassare.

Allo stesso tempo, anche la seconda premessa sembrava stesse per cedere. Negli ultimi giorni, si sono verificati gravi scontri a Gerusalemme Est tra giovani palestinesi e forze di sicurezza israeliane. La causa di questi scontri è stato l’omicidio di Mohammed Abu Khder, il sedicenne arabo trovato morto un giorno dopo il ritrovamento dei cadaveri dei tre adolescenti israeliani rapiti da militanti di Hamas tre settimane prima.

L’opinione corrente sulle circostanze dell’omicidio del giovane palestinese è che si sia trattato di un crimine di odio perpetrato da nazionalisti ebrei che hanno così reagito all’omicidio dei tre ragazzi israeliani. Sebbene non definitiva, quest’opinione ha acceso la scintilla. Dopo l’assedio da parte delle forze di sicurezza israeliane delle ultime settimane, la popolazione palestinese è scoppiata spontaneamente. Gerusalemme Est è stata inondata di immagini che Israele non vedeva da anni, con centinaia di palestinesi che scagliavano pietre, bruciavano copertoni e distruggevano automobili.

Per la prima volta in dieci anni, l’idea di una terza intifada è sulla bocca di tutti. Un evento tale potrebbe essere il colpo che condurrà a un enorme scontro, apportando cambiamenti ai paradigmi che sono stati predicati per anni. Una tale intifada potrebbe anche annunciare la fine del governo di Benjamin Netanyahu in Israele.

Al momento, sembra che Hamas abbia concordato un cessate-il-fuoco nella striscia di Gaza. La mattina del 4 luglio, la BBC ha riportato che le due parti avevano concordato una tregua . Cos’ha fatto cambiare idea ad Hamas dalla notte al giorno? “Crediamo”, ha detto un ufficiale dell’esercito israeliano, “che Hamas, vedendo i fatti di Gerusalemme e la rabbia dei palestinesi, abbia deciso di cavalcare quest’onda per cercare di ripristinare la sua posizione tra la popolazione palestinese”.

L’ufficiale ha continuato dicendo: “Hamas è completamente al verde e ha perso l’appoggio delle banche internazionali. I tunnel di contrabbando dall’Egitto sono stati sigillati e la già catastrofica situazione di Gaza non fa che peggiorare. Negli ultimi due mesi, il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha rifiutato di trasferire i salari a decine di migliaia di impiegati statali nella Striscia. Quasi tutto il mondo arabo gli ha voltato le spalle. All’improvviso, lanciando razzi, i palestinesi hanno percepito che Hamas è l’unico a combattere per il loro onore e contro Israele. Vista la sua corrente situazione, Hamas non ha molte altre opzioni. È una mossa disperata, che è anche pericolosa”.

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