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Israele e l’iniziativa russa: vinti e vincitori

Netanyahu Putin IsraeleDi Hilmi Musa (As-Safir 11/09/2013).

Traduzione di Omar Bonetti

Spesso fonti israeliane hanno sottolineato che quello che sta accadendo in Siria è affar loro e che non spetta a Israele intervenire in Siria, se non come ultima eventualità o nel caso in cui la linea rossa sia infranta. Tuttavia, questo non ha impedito alle autorità di rivolgere critiche agli americani e all’Occidente, ora per il mancanto intervento, ora per le ingerenze.

Ultimamente, però, nonostante sia sembrato che Israele sia in accordo con Washington, l’oscillare della sua posizione a causa del conflitto d’interessi strategici e tattici continua, anche dopo l’annuncio dell’iniziativa russa.  A questo proposito, una parte degli israeliani ha riferito che si tratta di una buona soluzione poiché contribuirebbe a privare la Siria dei suoi armamenti strategici, che da tempo turbano le autorità. Tuttavia,  il suo successo potrebbe comportare la sopravvivenza del regime siriano e della sua alleanza con l’Iran e Hezbollah. In altri termini, la vittoria di questo asse, ergo,la sconfitta del controllo mondiale e regionale degli Stati Uniti.

Ma alcuni isrealiani concordano con l’interpretazione che l’amministrazione americana ha dato all’iniziativa russa, da non rendere pubblica salvo il caso della minaccia effettiva di un grande attacco armato. Questi sostengono che solo questa via sia valida perché rivolge un messaggio importante e chiaro alla sfida nucleare iraniana e credono che il cristallizzarsi di una simile minaccia militare porterà allo smantellamento degli ordigni nucleari iraniani. Infatti, secondo il giornale israeliano “Maariv”, “questa è una prova di quello che accade quando c’è una possibilità credibile di attacco armato e ciò, francamente, è un messaggio per i capi dell’Iran”. È anche risaputo che Benjamin Netanyahu ha richiesto da molto tempo la necessità di fermare le attività d’arricchimento e di basso arricchimento dell’uranio in Iran, arrestando anche l’attività nucleare nella città di Qom. Tuttavia, il Premier israeliano, che è stato recentemente assoldato a beneficio del presidente americano Barack Obama per tentare di persuadere il Congresso a supportare l’intervento armato, voleva(e continua a volere) l’attacco militare americano contro la Siria per lanciare un messaggio più vigoroso rispetto alle mere minacce. In generale, sembra che Israele sia scettico non solo dell’iniziativa e della serietà russa, ma anche dell’accettazione siriana e implicitamente della fermezza americana. Israele crede che il piano abbia preso forma di recente, a seguito di negoziazioni segrete russo-americane e reputa che il movente sia di cercare una via di fuga dall’intervento armato prima della discussione al Congresso. Infine, complessivamente, gli israeliani sono convinti di essere al centro della questione: sia la Siria che la Russia richiedono, con la rinuncia all’utilizzo di armi chimiche, la garanzia di non attacco militare non soltanto da parte dell’America, ma anche d’Israele.

Altri ancora in Israele pensano che la supposizione secondo cui Obama avrabbe raggiunto delle concessioni con Assad senza intervenire militarmente non abbia fondamento. Infatti, le sue azioni e le sue dichiarazioni nelle ultime settimane smentiscono tutto ciò.  Amos Hariel, commentatore militare per il quotidiano “Haaretz”, ha pubblicato che “Obama e il Segretario di Stato John Kerry,secondo Tel Aviv, finora hanno risposto sorpresi e in ritardo agli sviluppi. Dubitiamo che ci sia una grande strategia studiata a tavolino”.Certo è che Israele potrà esserci inclusa e iniziare a discutere i dettagli solo con un quadro generale più chiaro.Forse per questa ragione Israele sta cercando di promuovere a gran voce che l’iniziativa russa non sarà vincente senza Obama, che si è sottratto alle conseguenze dell’attacco militare, e senza Putin, che ha dimostrato di saper controllare gli orientamenti politici. Ma forse è anche per questo che l’Iran aderirà all’accordo. Quelli vicini a Netanyahy e i suoi portavoce, soprattutto di “Israel Hayom”, affermano che, con questa soluzione, l’unico a perdere sarà il popolo siriano, poiché la guerra civile continuerà. Secondo Hariel, Assad potrebbe vedere questa come una soluzione definitiva:“non solo perché Washington non è passata all’attaco e non perché il regime siriano non sia sembrato abbastanza minaccioso, bensì perché la coalizione internazionale che lo sostiene (la Russia, la Cina, l’Iran e Hezbollah) ha esaminato quanto Assad abbia tenuto il pugno di ferro durante la crisi”.

Infine, pur non essendoci nulla che garantisca il suo successo, c’è un’Israele che crede che l’iniziativa russa abbia indebolito la motivazione americana ad attaccare militarmente. Infatti, la situazione continua ad essere lontana dalla risoluzione, dalle trattative e dalle novità. Ma spera che questo non sia la prova generale per quello che accadrà l’anno prossimo,quando l’Iran raggiungerà il punto di non ritorno e sono ormai noti i rapporti tra Teheran e Mosca circa la produzione di uranio arricchito. In ogni caso, Israele non analizza gli eventi in Siria solo attraverso gli schermi televisivi, ma anche grazie ai dibattiti strategici con l’America, con gli Stati dell’Unione Europea e infine con la Russia.

Boaz Bismuth riassume in “Israel Hayom”, “siamo ancora lontani dalla fine del racconto e non è ancora chiaro cosa voglia Obama. Contro tutto ciò, è ironico che il Consiglio di Sicurezza operi in nome della pace e della sicurezza pubblica e si impegni ad agire tempestivamente ed efficacemente, come prevede l’articolo 24 della Carta della Nazioni Unite. Questo è uno scherzo, vero?”.

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Viviana Schiavo

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  • […] Spesso fonti israeliane hanno sottolineato che quello che sta accadendo in Siria è affar loro e che non spetta a Israele intervenire in Siria, se non come ultima eventualità o nel caso in cui la linea rossa sia infranta. Tuttavia, questo non ha impedito alle autorità di rivolgere critiche agli americani e all’Occidente, ora per il mancanto intervento, ora per le ingerenze.Ultimamente, però, nonostante sia sembrato che Israele sia in accordo con Washington, l’oscillare della sua posizione a causa del conflitto d’interessi strategici e tattici continua, anche dopo l’annuncio dell’iniziativa russa. A questo proposito, una parte degli israeliani ha riferito che si tratta di una buona soluzione poiché contribuirebbe a privare la Siria dei suoi armamenti strategici, che da tempo turbano le autorità. Tuttavia, il suo successo potrebbe comportare la sopravvivenza del regime siriano e della sua alleanza con l’Iran e Hezbollah. In altri termini, la vittoria di questo asse, ergo,la sconfitta del controllo mondiale e regionale degli Stati Uniti.  […]

  • […] Della posizione di Tel Aviv di fronte all’iniziativa russa ce ne parla Omar Bonetti su Arab Press, riportandoci un articolo del giornale libanese As-Safir. Israele resta ad ogni modo impegnata su più fronti e domani 15 settembre – a vent’anni dagli Accordi di Oslo – ospiterà il Segretario USA John Kerry per fare il punto sullo stato dei negoziati di pace con i Palestinesi ripartiti ufficialmente a Washington lo scorso 30 luglio. La strada verso una soluzione al più antico contenzioso della storia contemporanea resta quanto mai impervia, come spiega Giuseppe Dentice su BloGlobal. […]