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Islam politico e potere

Di Talal Salman. As-Safir (15/08/2012). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

L’Islam politico ha guadagnato il governo di molti paesi arabi i cui regimi dittatoriali sono stati rovesciati dalle rivoluzioni, grazie alla ricchezza, alla forza e alla capacità di mobilitazione delle organizzazioni che vi fanno capo e che sono scese in “Piazza”. Questo passo è stato semplice sia perché tali regimi, dei quali gli islamisti conservano un’esperienza amara, si sono rivelati più deboli di quanto i ribelli si aspettassero, sia perché i “Grandi Amici” di questi governi, guidati dagli  Stati Uniti li hanno presto abbandonati per precipitarsi verso la “Piazza” ed i “Vecchi Amici”.

L’amministrazione americana non ha esitato a dimostrare, direttamente o meno, il suo sostegno all’Islam politico, il cui argomento principale trae forza dalla brutta esperienza fatta dal popolo con i precedenti regimi, che possono essere definiti eterni e che sono arrivati al potere per mezzo di colpi di stato militari. Tuttavia non si è riuscito a creare un nuovo regime capace di soddisfare le richieste della piazza e le aspirazioni del popolo alla libertà e al progresso. La rivoluzione è un grande successo però se viene lasciata nelle mani di persone che non hanno sufficiente determinazione, capacità di dialogo e un programma condiviso che miri al cambiamento può diventare un pericolo.

Le recenti elezioni hanno dimostrato che gli islamisti non sono stati la maggioranza in passato e non lo sono oggi, dal momento che rappresentano solo un quarto degli elettori. Inoltre, non sono stati loro a lanciare le rivolte, ma vi hanno preso parte solo successivamente e con un occhio di riguardo rispetto a quello che sarebbe stato il loro ruolo nella fase post-rivoluzionaria.

Infine, bisogna considerare che il nemico israeliano, dopo aver ricevuto delle rassicurazioni dagli Stati Uniti a proposito delle rivoluzioni arabe, ha spostato la sua attenzione da questi paesi ed ha annunciato un attacco contro l’Iran. Per di più, il recente attacco a scapito dell’esercito egiziano, in cui sembra esserci lo zampino proprio di Israele, palesa la debolezza di questo nuovo governo e le difficoltà che dovrà affrontare in futuro, a livello di politica interna, di vicinanza e internazionale. Per questo motivo il potere, dopo la rivoluzione, non è e non può essere monopolizzato da un solo partito.