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ISIS: la Russia ha la chiave per la soluzione della crisi?

Di Maria Dubovikova. Al-Arabiya News (26/08/2014). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi

Ad un secolo dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, siamo alle soglie di un nuovo, imprevedibile conflitto e del caos globale. La situazione attuale non promette nulla di buono, eppure la comunità internazionale ha la possibilità di concludere questo 2014 con una nota relativamente positiva.

La crisi innescata dall’ISIS è il fenomeno più pericoloso nel medio termine, in quanto minaccia la stabilità e il futuro del mondo. Non c’è più tempo per accusare i responsabili della sua ascesa e della sua inattesa quanto impressionante forza. Piuttosto, la comunità internazionale dovrebbe decidere come contrastare l’ISIS.

È chiaro che i raid aerei degli Stati Uniti non risolveranno il problema, al contrario potrebbero far crescere l’esercito di sostenitori dell’ISIS. La questione, inoltre, non può essere affrontata da un unico Paese né da un gruppo di alleati, specie se occidentali. Il coinvolgimento delle potenze mediorientali è inevitabile, come pure di una coalizione di parti interessate. Bisogna ammettere che l’ascesa dell’ISIS non sarebbe stata possibile senza l’assistenza di attori esterni, compresi i rifornimenti di armi. Sostenere i ribelli siriani, nelle cui fila militavano già numerosi estremisti e jhadisti, è stato un gioco pericoloso. I rischi non sono stati adeguatamente considerati, cosicché ora gli stessi attori esterni si trovano a dover fare i conti con la minaccia derivante dai loro errori di calcolo.

Gli Stati Uniti devono scendere in campo perché sono loro i responsabili della situazione, in particolare dell’impreparazione dell’esercito iracheno. Va anche detto che bisogna trattare la Siria come un partner alla pari, perché per il momento le forze governative sono le uniche in grado di combattere l’ISIS. Le dispute su Assad andrebbero messe da parte: la comunità internazionale sta scegliendo tra due mali e in fondo non è la prima volta che si chiudono gli occhi in nome di interessi vitali.

Qualsiasi operazione unilaterale da parte dell’Occidente sul territorio siriano, senza l’approvazione del governo, sarebbe pericolosa ed inappropriata, in quanto dal punto di vista regionale porterebbe alla diffusione dell’estremismo, mentre sul piano globale annienterebbe le relazioni, già drammaticamente compromesse, tra l’Occidente e la Russia. Per quest’ultima, infatti, la Siria è ancora uno Stato sovrano. Se si raggiungesse un punto di non ritorno nei rapporti con Mosca, le conseguenze per il mondo sarebbero fatali, specie in combinazione con la minaccia che si sta diffondendo in Medio Oriente.

Per gettare le basi di un’effettiva cooperazione internazionale, gli attori devono mettere da parte tutte le contraddizioni esistenti tra l’Occidente da una parte e la Russia e l’Iran dall’altra. A questo punto Mosca sarebbe un partner indispensabile nel caso di un coinvolgimento della Siria in operazioni anti-terrorismo.

La comunità internazionale deve capire che la vera minaccia alla stabilità non proviene dalla Russia, che sta difendendo gli interessi nazionali (sebbene a volte in maniera troppo provocatoria), né dagli Stati Uniti, ma dall’ISIS – estremisti disumani che hanno già una rete molto fitta di seguaci ed ammiratori in tutto il mondo.

La disintegrazione della comunità internazionale fa il gioco dell’ISIS. Per questo è il momento di svegliarsi, unire le forze e stabilire delle priorità, mettendo da parte la voglia di comandare.

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