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Iraq: sostenere il governo è una responsabilità di tutti

Di Saleh Al-Sayyed Baqer. Elaph (21/10/14). Traduzione e sintesi di Giusi Forrisi.

Tutti concordano sul fatto che in Iraq vi sono funzionari corrotti oppure incompetenti, che non hanno nessuna qualifica per amministrare il paese. Tuttavia è giusto demolire un governo che è stato costruito così faticosamente?

La situazione che sta attraversando l’Iraq non è affatto semplice. Molti fattori dimostrano che Daish (conosciuto in occidente come ISIS) si espanderà verso altre città e province irachene. Non è opportuno parlare delle cause legate all’occupazione di Mosul poiché ciò porterebbe soltanto a prendere le proprie difese e a far ricadere la colpa sugli altri; il che distoglierebbe l’attenzione da quella che è la questione essenziale, ovvero affrontare il pericolo a cui siamo esposti.

La maggior parte degli stati che hanno sostenuto l’Iraq in merito alle dimissioni di al-Maliki e alla formazione del nuovo governo ha mantenuto la sua promessa ed oggi partecipa, direttamente o indirettamente, alla guerra a Daish; in altre parole sono al fianco del governo iracheno al momento.

Dunque il mondo intero si sta muovendo per fornire un sostegno all’Iraq; tuttavia alcuni iracheni sembrano non essere affatto interessati a quanto sta accadendo nella loro patria, e non fanno altro che esporre lamentele e critiche. Tutto ciò è vergognoso.

Mi sono molto stupito quando ho sentito levarsi voci che chiedevano la caduta di al-Abadi quando questi aveva appena assunto le redini del potere. Non c’è dubbio che i malesseri di cui soffre lo stato iracheno sono numerosi. Tuttavia non è il momento di indirizzare le armi contro noi stessi, soprattutto ora che il nemico ci ha già in parte distrutti.

Con ciò non sto invitando al silenzio, a non vedere o a non sentire, il mio è piuttosto un invito ad una tregua temporanea con il governo, a raccogliere tutte le energie contro Daish e a rinviare la lotta, ovvero a riprendere l’opposizione quando l’Iraq avrà eliminato i terroristi dalla propria terra.

Ribadisco dunque il mio invito a sollevare critiche aspre e costruttive nei confronti del governo iracheno e di tutti i suoi funzionari, compresi i membri del parlamento, poichè l’Iraq non può prosperare e svilupparsi senza la presenza dell’opposizione, che sia individuale o collettiva, che si presenti sotto forma di partiti politici od organizzazioni. Tutto questo però in un altro momento.

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