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L’Iraq dice OK all’America!

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La politica irachena sembra accondiscendente e subordinata agli interessi americani

Di Haifa Zangana. Al-Quds al-Arabi  (27/03/2017). Traduzione e sintesi di Alberto Claudio Sciarrone.

Il ministro degli Esteri statunitense Rex Tillerson ha recentemente affermato che le truppe americane resteranno in Iraq dopo la sconfitta dello Stato Islamico per due motivi: la prima, è evitare il ritorno dell’organizzazione terroristica nel Paese, mentre la seconda è fornire supporto alla stabilizzazione della nazione, sostenendo le forze di sicurezza irachene e le altre istituzioni. Dello stesso avviso è il suo connazionale Jim Mattis, ministro della Difesa, che davanti al Congresso ha espresso un pensiero analogo.

Le relazioni tra Iraq e Stati Uniti si erano incrinate dopo che quest’ultimi avevano inserito il Paese mediorientale nella lista del cosiddetto “muslim ban” insieme ad altri sei Stati a maggioranza musulmana. Questo provvedimento aveva innescato forti critiche e proteste in Iraq contro Trump e la sua amministrazione, tanto che nel nuovo decreto il Paese non risulta più nella lista. Da allora i rapporti tra i due sembrano aver preso una piega diversa e la scorsa settimana il primo ministro iracheno Haidar Al-Abadi è volato a Washington per incontrare il presidente americano Donald Trump.

Durante questo incontro, entrambi i leader hanno affermato la necessità di un accordo strategico tra i due Paesi per sradicare il terrorismo dall’Iraq. Tuttavia, le reali intenzioni del governo statunitense sono altre: una nuova occupazione coloniale con il consenso del governo iracheno, mascherata dal termine più politically correct di “accordo di partenariato e di cooperazione”. Abadi ha dato piena fiducia a Trump nella lotta la terrorismo, nonostante gli Stati Uniti non abbiano ancora presentato un piano concreto per sconfiggerlo.

Mentre il suo predecessore aveva ridotto la presenza di truppe americane in Iraq, Trump vorrebbe invertire la rotta intervenendo militarmente nel Paese e tagliando i fondi ai programmi di missioni di pace, alimentazione e rifugiati per destinarli invece alla spesa militare. La nuova amministrazione americana vorrebbe inoltre ridurre il bilancio dell’USAID, ente che gestisce il budget degli aiuti di Stato e che finanzia progetti di sviluppo in varie nazioni, fra cui l’Iraq.

Se le promesse di Trump saranno mantenute, il popolo iracheno potrebbe essere nuovamente minacciato dall’imperialismo americano.

Haifa Zangana è una scrittrice e attivista politica irachena.

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