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Iraq: la sospensione del referendum curdo e il concentramento di truppe militari ai confini del Kurdistan

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I diversi scenari a cui deve far fronte il leader Barzani alle porte del referendum curdo previsto per il 25 settembre.

Al-Hayat (19/09/2017). Traduzione e sintesi di Cristina Tardolini.

Il capo della regione del Kurdistan, Massoud Barzani, promotore della campagna di separazione curda dall’Iraq, deve fare i conti con almeno tre possibili esiti dall’inizio del conto alla rovescia per il referendum del prossimo 25 settembre: confrontarsi e assumersi i rischi, ritirarsi e accettare una soluzione internazionale al dialogo con Baghdad, o proporre un referendum all’interno della sola “linea blu” che non comporti gravi procedure di separazione.

Baghdad ha affermato che si dovrà tenere un vertice tripartito turco-iraniano-iracheno ai margini dell’Assemblea Generale, allo scopo di porre le basi per il referendum curdo qualora esso giunga a compimento. A causa del rifiuto regionale e internazionale del referendum, dell’inizio degli esercizi militari della Turchia nei pressi delle sue frontiere con il Kurdistan, nonché per la minaccia dell’Iran di chiudere il confine con la regione curda, la Corte Suprema Federale in Iraq ha deciso il 18 settembre di sospendere il referendum, su richiesta del primo ministro Haider Abadi. Secondo le dichiarazioni curde, queste pressioni non hanno fatto cambiare idea a Barzani riguardo la data del referendum, anzi, hanno fatto sì che venisse avviata una nuova campagna di promozione a Sulaymaniyah, dopo averne condotta una simile a Dohuk.

Tuttavia, nonostante l’allineamento di una serie di forze politiche curde con Barzani, che include il PUK e il Movimento per il Cambiamento, queste forze si sono unite alla possibilità di rinviare il referendum in cambio di garanzie. Barzani affronta dunque non solo queste complicazioni interne con altre forze curde, ma anche le minacce economiche e militari provenienti dai paesi limitrofi e dal governo iracheno. È probabile che Barzani possa accettare all’ultimo minuto un’opzione presentata dalle Nazioni Unite per rinviare il referendum e avviare un dialogo globale con il governo iracheno sotto la supervisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ma le forze politiche conservatrici potrebbero in questo caso ostacolarlo, in particolare facendo pressione sul premier curdo e minando la sua immagine di leadership davanti ai curdi.

Secondo informazioni conflittuali provenienti dai circoli decisionali vicini a Barzani, c’è una via d’uscita dalla soluzione concernente il referendum solo nella regione del Kurdistan e di alcune zone che si trovano al confine della linea blu, ovvero con la sospensione del referendum a Kirkuk, Ninive e in altre aree, da un lato per assicurare a Barzani l’utilizzo di questa carta come strategia durante le elezioni curde previste per il prossimo ottobre e dall’altro per trovare un compromesso tra gli Stati Uniti e i paesi confinanti per avviare il dialogo con Baghdad da una posizione più forte e riducendo le proporzioni dell’opposizione interna.

 

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