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Iran tra la rivalità occidentale e la possibilità di un dialogo arabo

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Opinione di Al-Quds. Al-Quds Al-Arabi (29 luglio 2015). Traduzione e sintesi di Laura Giacobbo.

Teheran ha accolto ieri il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, il ministro dell’Economia e vice cancelliere tedesco Sigmar Gabriel –  accompagnato da più di cento uomini d’affari – e l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri Federica Mogherini. Una visita che rappresenta uno dei risultati dello storico accordo nucleare che è stato firmato a Vienna il 14 luglio. Fabius ha riassunto la sua visita in due parole: “Rispetto e ripresa delle relazioni bilaterali”.

Nel frattempo, il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif durante il suo tour del Golfo ha spinto verso la cooperazione per combattere il terrorismo. Tre mesi fa, Zarif aveva scritto un articolo su The New York Times invitando alla creazione di un ente per il dialogo tra l’Iran e le forze principali della regione. Aveva spiegato che “il dialogo regionale deve basarsi su principi generalmente riconosciuti e obiettivi comuni, in particolare il rispetto della sovranità, dell’integrità regionale, l’inviolabilità dei confini internazionali, la non ingerenza negli affari interni, una soluzione pacifica per le controversie, il rafforzamento della pace, della stabilità, del progresso e della prosperità nella regione”.

Ci sono punti di intersezione tra queste due traiettorie, che dovrebbero fermarsi nelle seguenti situazioni.

Primo, che l’Iran riconosca di aver già pagato il prezzo di questa rivalità o di questa corsa occidentale verso la cooperazione.

Secondo, che vi è un’ambiguità che circonda la posizione ufficiale araba dell’Iran e forse ci sono profonde divisioni che governano questo scenario. C’è un rifiuto saudita verso qualsiasi riavvicinamento con l’Iran senza un prezzo politico nelle crisi tradizionali, mentre altri supportano l’apertura di un dialogo. Questi costruiscono la propria posizione su una certezza realistica e oggettiva, che la forza militare nel Paese che conosce gli interventi iraniani non è solo un’illusione e che la soluzione non può essere che politica. Anzi gli Emirati per esempio prevedono di raddoppiare le dimensioni della cooperazione economica con l’Iran per il prossimo anno. Tuttavia la posizione dell’Arabia Saudita rimane cruciale e critica, soprattutto dopo la tensione a causa del discorso dell’Ayatollah Ali Khamenei, che ha riscontrato una vasta condanna.

Terzo, per quanto riguarda l’Iran, ciò che ha scritto il ministro degli Esteri Javad Zarif su The New York Times rievoca ciò che ha detto durante il suo tour del Golfo: “L’Iran non dovrebbe modificare le proprie posizioni”. Ma l’Iran è davvero pronto a rispettare la sovranità degli Stati, il non intervento o a evitare l’uso della forza?

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Roberta Papaleo

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