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L’Iran e la sua immaturità politica

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Di Tariq al-Homayed. Asharq al-Awsat (14/05/2016). Traduzione e sintesi di Sebastiano Garofalo.

Gli ‘ulama di al-Azhar non esagerano quando etichettano come “immaturità politica” la decisione dell’Iran di impedire ai propri cittadini di partecipare all’annuale pellegrinaggio alla Mecca. Questa, insieme all’uso strumentale che fa della religione islamica, è la prova della poca credibilità che ha il regime iraniano quando parla di islam.

Teheran si è rifiutata di firmare gli accordi con l’Arabia Saudita per il pellegrinaggio rituale perché, ha dichiarato, “ai fedeli iraniani non sarà data la possibilità di adempiervi in tutta sicurezza”. Solo sciocchezze. Dei 78 paesi che hanno firmato questi accordi, solamente l’Iran si è rifiutato di farlo. Sono ben noti a tutti i tentativi di utilizzare il pellegrinaggio rituale a Mecca come palcoscenico internazionale per manifestare l’ostilità degli ayatollah verso la casa regnante saudita. Le argomentazioni a sostegno del rifiuto iraniano di firmare gli accordi per il pellegrinaggio sono fragili e superficiali ed evidenziano il fanatismo che è alla base del regime iraniano.

L’esempio più lampante delle loro deboli argomentazione sono le parole espresse dal religioso Hussein Nuri Hamdani: “Il nostro scopo è quello di proteggere l’onore e la dignità dell’islam, il musulmano che sia in grado di compiere i riti del pellegrinaggio ma si senta minacciato nel suo onore e nella sua dignità, non ha l’obbligo di compiere il hajj“. E ha aggiunto anche che la rivoluzione islamica ha a cuore la sicurezza e l’onore dei musulmani.

L’Iran è oggi una potenza regionale di prim’ordine e qualche domanda sorge spontanea:  “L’onore e la sicurezza degli iraniani” sono diversi da quelli dei circa due milioni di pellegrini musulmani che ogni anno si recano in Arabia Saudita per il pellegrinaggio rituale? I diritti dei pellegrini dei 78 paesi che hanno stipulato gli accordi con Riyad sono inferiori a quelli degli iraniani? È ovvio che questo tipo di dichiarazioni sono la prova dell’immaturità politica del regime iraniano. Per preservare l’onore e la sicurezza dei musulmani è necessario garantire la pulizia per coloro che compiono il tawaf, dediti alle prosternazioni rituali. Che è ciò che il regno saudita fa nel modo più accurato, anno dopo anno, e senza falsi ideologismi.

Le parole del religioso sciita sono state dette all’indomani degli accordi siglati tra Teheran e Washington. Ci troviamo dunque davanti a uno dei tanti giochi politici e ad un mercimonio che Teheran fa della religione islamica, utilizzata come mero strumento di propaganda politica.

Tariq al-Homayed è l’ex caporedattore di Asharq al-Awsat.

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Giusy Regina

2 Comments

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  • Per chi leggesse questo articolo, ci sono molto inesattezze.

    Il pellegrinaggio obbligatorio prescritto dal Corano che va fatto in un periodo preciso dell’anno, è e rimane obbligatorio.

    I pellegrinaggi alla Mecca “extra”, ovvero, dopo aver compiuto quello obbligatorio, il secondo, il terzo e così via pellegrinaggio, che puoi fare quando vuoi, quello è fortemente sconsigliato.

    Bandito o no, non è chiaro.

    Tutto questo non è per via della dignità, dei trattati…il motivo è un altro.
    Durante l’ultimo pellegrinaggio molti iraniani sono morti (circa 52). L’Iran ha chiesto spiegazioni e accusato di non tenere in sicurezza un luogo sacro come la Mecca. La risposta saudita, in soldoni, è stata che a loro quello che succede non interessa. L’Iran allora ha affermato che è meglio non andare a fare pellegrinaggi extra, ma solo quello obbligatorio, visto che la sicurezza dei pellegrini non è assolutamente assicurata.