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Iran e Turchia fuori dallo scacchiere siriano

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La Russia riconosce il peso di Israele nell’amministrazione Trump e collabora con Washington per risolvere la crisi in Siria

Di Sabra Douh, Al-Arab.co.uk (06/04/2019). Traduzione e sintesi di Alessandro Tonni

La Siria attraversa mutamenti sostanziali sul piano delle alleanze da quando la Russia ha preso consapevolezza che la collaborazione con Turchia e Iran ha avuto scarsa portata sul fronte della risoluzione della crisi.

Il teatro siriano assiste alla nascita di nuovi scenari nelle alleanze e con ogni probabilità tanto Ankara quanto Teheran saranno quelli maggiormente sfavoriti da questi cambiamenti.

Gli ambienti della politica fanno sapere che Israele è diventato l’asse portante dell’equilibrio siriano per merito della Russia. Il Presidente Vladimir Putin ha dichiarato nel febbraio scorso che la formazione di un “fronte congiunto di azione” composto da diversi attori nel quadro siriano, tra i quali Israele, favorirebbe la fine della crisi. E dunque, a conclusione della visita di Netanyahu di giovedì a Mosca, il presidente Putin ha fissato venerdì un incontro straordinario con i membri permanenti del consiglio di sicurezza russo per elaborare una strategia di azione in Siria.

L’assistente del presidente russo, Yuri Ushakov, ha reso noto che nel loro incontro Netanyahu e Putin hanno discusso la questione siriana su diversi livelli. Questo dato ha smentito il fatto che il ruolo di Israele è limitato solamente a stabilire relazioni di fiducia con l’Iran. Al contrario, il suo ruolo è divenuto essenziale in prospettiva di una futura risoluzione del conflitto.

Alcuni giorni fa i media israeliani hanno riportato che Netanyahu ha un piano per risolvere la crisi siriana e che durante la sua visita dello scorso marzo alla Casa Bianca lo ha esposto al presidente Trump. E così il Cremlino mercoledì ha manifestato la sua propensione a dare ascolto al piano israeliano.

Fonti della politica hanno dichiarato che Putin non rinuncerà a consolidare la cooperazione con Israele per il raggiungimento di una soluzione in Siria. Se ciò avvenisse, la cosa andrebbe a discapito del presunto alleato iraniano, fortemente timoroso di questo cambio di rotta della Russia. Perciò, negli ultimi mesi, i russi hanno infittito le operazioni diplomatiche con le diverse visite nei paesi arabi da parte dei ministri agli Esteri e alla Difesa, Sergej Lavrov e Sergej Shoygu, con l’aspettativa che questi paesi esercitino un ruolo di contraltare al peso della Turchia e dell’Iran. Dal punto di vista turco, emerge chiaramente che l’intesa del vertice di Sotci nel settembre scorso tra Erdogan e Putin sulla questione di un cordone di sicurezza nell’area di Idlib non aveva altro fine che quello di far guadagnare tempo ad Ankara per consacrare la propria egemonia nel Governatorato mediante Hay’at al-Tahrir al-Sham, un Fronte composto da gruppi terroristici in testa ai quali Jabhat al-Nusra.

Nella prospettiva dell’Iran, anche se la Russia è nella stessa coalizione a sostegno di Bashar al-Asad, questa alleanza ha finito per essere oscurata dal veto internazionale posto alla presenza iraniana in Siria, oltre al fatto che tale presenza rappresenta una futura minaccia alla sfera di influenza della Russia.

Sabra Douh è una giornalista tunisina che scrive per diverse testate: al-Mashad al-Sudani, al-Arab al-Lunduniyy (al-Arab.co.uk), Im Lebanon, Akhbar as-Sudan.

Vai all’originale:
https://alarab.co.uk/إيران-وتركيا-خارج-مدار-اللعبة-السورية



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