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Iran, Daesh e curdi nell’accordo tra America e Russia

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Washington e Mosca cercano di collaborare per raggiungere un accordo e porre fine alla questione siriana, ma la strada da percorrere è ancora lunga

Di Raghida Dergham. Al-Hayat (10/03/2017). Traduzione e sintesi di Laura Cassata.

Le priorità degli Stati Uniti riguardo la situazione in Siria convergono con quelle della Russia in alcuni casi per poi divergere in altri. Entrambi sono d’accordo che il primo obiettivo è quello di liberare il territorio da Daesh (ISIS), affinché la Siria non rappresenti più un rifugio sicuro per i terroristi.

Nikky Haley, ambasciatrice americana presso le Nazioni Unite, ha inoltre sottolineato la necessità che l’Iran non si intrometta nella questione siriana, mentre secondo Mikhail Bogdanov, viceministro degli Esteri russo, questa è una decisione che dovrà esser presa in seguito dallo stesso governo siriano.

Anche la questione curda ricopre un’importanza rilevante in questo scenario ed è di vitale importanza per Russia e Stati Uniti nella bilancia dei rapporti con la Turchia e l’Iran. L’amministrazione Trump, come quella del suo predecessore, ha apprezzato la determinazione dei combattenti curdi, in prima linea contro Daesh. In tal senso, anche la Russia sostiene la bandiera curda e vorrebbe affidare loro un ruolo centrale nel progetto costituzionale, che porterà il nome di “Repubblica siriana” e non più di “Repubblica araba siriana”. Mosca ha infatti aperto alla possibilità di uno Stato curdo in Siria o almeno alla formazione di un’entità come parte di una confederazione. La Turchia ovviamente si oppone, mentre l’Iran teme che tale modello possa giungere fino ai propri territori, dove i curdi hanno delle ambizioni nazionaliste.

Le posizioni di Mosca e Washington divergono anche in merito alla problematica del controllo dei territori liberati dalla presenza di Daesh. Infatti, gli Stati Uniti non accettano che queste regioni finiscano sotto il controllo delle forze siriane, né tanto meno che cadano sotto l’influenza iraniana.

Queste tematiche, insieme alla situazione irachena, sono state al centro del dibattito nel primo vertice tripartito tra USA, Russia e Turchia ad Antalya. Unico grande assente è stato proprio l’Iran, che comunque conserva delle zone d’influenza in Siria, consentendo la comunicazione tra Iraq e Libano.

Al momento attuale comunque, nonostante alcune convergenze, la Russia non è pronta per un accordo con Washington, perché ciò comporterebbe il sacrificio dell’Iran, suo alleato strategico, e di Bashar al-Assad. Teheran è preoccupata, perché ancora l’amministrazione Trump non è pronta ad accettare le sue ambizioni regionali e anche Ankara si trova tra il tira e molla della Russia e degli Stati Uniti. La Turchia, infatti, se da un lato è determinata a costruire un ponte con Mosca, dall’altro non vuole abbandonare la propria posizione all’interno della NATO.

Tali importanti questioni saranno al centro dell’accordo oppure costituiranno la miccia per nuove guerre? Sicuramente, siamo ben lontani dal raggiungimento di un’intesa.

Raghida Dergham è una giornalista libanese.

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